IL SIGNOR CONTE DI CHIGI. Fenomenologia di un Premier ineffabile – di Gabriele D’Amelj Melodia

Per molti è il migliore dei Presidenti del Consiglio possibili, per altri, meno inclini all’ottimismo leibnitziano, è solo un Presidente per caso, un tizio che non ha fatto nessuna gavetta politica e che quindi non è all’altezza di un compito così delicato. Paradossalmente, potrebbero esser vere entrambi le  asserzioni e “il caso Conte” potrebbe rimanere negli annali della storia come un esemplare “accidente” in grado di spiegare la politica bloccata di questi anni correnti e di orientare future indicazioni di leadership “morbida”, che è per l’appunto quella messa strategicamente in campo da Conte ricorrendo ai mezzi temperanti dell’ascolto, della moderazione, della pazienza, dell’ empatia. Quelli che a prima vista sembrano difetti, potrebbero invece essere interpretati come virtù idonee a disegnare la nuova figura di un anti Principe machiavellico che non si fa più “golpe e lione “, ma “asino paziente” e “gatto sornione”.

 Giuseppi è stato il primo ed unico Premier italiano a sfuggire indenne da spire pitonesche e da botole traditrici, facendo così schiumare di rabbia e di sconcerto i suoi avvelenatori di Palazzo. Nessuno può defenestrarlo perché, al momento di volare fuori, si produce in una di quelle capriole all’indietro, tipiche dei calciatori acrobati, che lo rimette subito in campo. Il prof. Conte ha un fegato notevole, che si riproduce ogni notte come quello di Prometeo, ha nervi d’acciaio come Diabolik e gonadi quadre alla James Bond. Se così non fosse, avrebbe già mandato tutti affanculo, ritornando a fare il rispettato docente universitario e il  riverito avvocato civilista cassazionista.

Come persona è il paradigma dell’uomo qualunque, gioviale, non arrogante, mite, discreto, portato all’ascolto e al dialogo. Incarna cioè  il prototipo dell’uomo normale, medio, insomma è il Mike Bongiorno della nostra contemporaneità, per questo è così amato e tanto popolare!| Possiede inoltre l’innata eleganza e il savoir faire di un rassicurante direttore di banca, di quelli che abbagliano casalinghe disperate come manager in carriera, vecchie zie come sognanti zitelle, tutte disposte a consegnarli il cuore ed i risparmi,. Lui è conscio del proprio charme, e lo esercita con studiata generosità, sino a sporgersi sul ciglio della classica pozza d’acqua in cui, come tutti i Narcisi, rischia di cadere.

Se lo analizziamo come politico, la prima cosa da osservare è la sua ineffabilità. E’ un ectoplasma, un’entità vaga e cangiante, difficile da inquadrare  nella sua vera essenza. Se fosse ancora vivo la buonanima di Giampaolo Pansa, autore di un leggendario “Bestiario”, lo avrebbe etichettato “CamaleConte”, perché egli, proprio come il noto lucertolone, prende il colore che gli è più prossimo, forte di un mimetismo in parte congenito in parte assunto per difesa. E’ tattico, diplomatico, senza spigoli e senza spine, gelatinoso come un polpo e sfuggente come un capitone,  duttile, malleabile, è un giunco che si piega ma non si spezza, un tessitore indefesso, un Giobbe reincarnato. Ha un’anima bigia che non disturba, lui è come un gilet grigio che non stona e va su tutto. Ora questa sua tendenza al neutro, all’informe, all’indefinito, ne fa un animale androgino politico a cui nemmeno l’acuto Aristotele aveva pensato: Se necessario, il nostro si fa incudine o martello, cuneo o fessura. Altro che semplice trasformismo alla De Pretis, qui siamo su di un piano ben più superno, siamo in una sfera metafisica che contempla l’accezione di essenza mutante che è, nello stesso tempo, motore immobile delle vicende politiche che gli girano intorno. Attenzione però a non sottovalutare il professore di gomma, perché proprio tutte quelle che a prima vista parrebbero debolezze, sono invece il punto di forza di questo parvenu all’alta politica! E allora, è assai probabile che la soluzione di tutti i patemi della nostra miserrima politica politicante risieda proprio nell’adozione di questo Premier di cera Pongo, plasmabile, modellabile, che smussa sempre ogni angolo, un Capo alla vasellina, che risolve ogni attrito ed ogni problematica entrata.

Sarà la svolta epocale  del relativismo contiano che ci permetterà di andare sempre avanti, trovando di volta in volta le situazioni adattive migliori. Lui è stato amico e poi nemico di Salvini, idem di Renzi e di Trump. Il  suo buon senso, il suo opportunismo positivo, le sue insite arti di mediazione e mimetismo, lo porteranno ad essere amico di Biden e di Putin, dei cinesi e di Kim Jong Un, di Grillo e di Bersani, di Berlusconi e persino di Satanasso, se ciò fosse utile alla causa. E, se dovesse riandare in crisi, sarà pronto a risorgere dalle sue ceneri come l’Araba Fenice Foggiana. In lui si incarna la troica demo-dorotea Rumor-Moro-Andreotti ed egli potrebbe battere il record di durata storica di questi tre insigni statisti maestri nell’arte di ”troncare e sopire”. Insomma, Giuseppi Conte è un vero miracolo all’italiana e, a questo punto, credo c’entri lo zampino mezzoguantato di San Pio: sì, solo il conterraneo con le stimmate miracolose poteva illuminare il miracolante pio uomo buono per tutte le stagioni. Se vogliamo l’agognata stabilità, non ci resta quindi che affidarci al  nostro avvocato delle cause rinviate, semi vinte, pareggiate, comunque non perse. Di qualsiasi ministri si circondi, a prescindere dal grado d’efficienza e dal colore politico, lui, che è fatto di sughero, rimarrà  sempre a galla, inaffondabile, per la disperazione dei suoi accaniti nemici e la soddisfazione dei suoi numerosissimi fan.

                                                                    Gabriele D’Amelj Melodia

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