IL SAN VALENTINO  DEI NOSTRI TEMPI – di Gabriele D’Amelj Melodia

Per secoli, l’epifania dell’amore si è manifestata con sguardi, sospiri, bigliettini, poesie e serenate. Tutto un rituale di corteggiamento che terminava solo col “ disiato riso”, il complice sorriso di consenso che illumina il volto della fanciulla amata. Si coronava così, col primo bacio, un sogno d’amore che sfociava nel fidanzamento, sbocco naturale all’evento nuziale. E, proprio il sopracitato riso di Francesca da Rimini, ci riporta a quella concezione alta di amore pieno che “ al cor gentil ratto s’apprende “ , quell’amor “ ch’a nullo amato amar perdona “. Ma le cose stanno ancora così? Si scrivono tuttora poesie appassionate o il faticoso verseggiare è stato sostituito dal più facile atto graffitaro? Una frase del tipo “Ti amo, principessa “ al di là dell’ evidente scopiazzatura ( Benigni ne “ La vita è bella ), ha una sua pregnanza artistica? E che dire di quella ormai famosa scritta “Pasquina, che se la rosa non si chiamava rosa, Pasquina si doveva chiamare!”. A prescindere dalla sintassi precaria, questa è poesia o non poesia? (e così abbiamo omaggiato anche Benedetto Croce ) . Con frase fatta ma efficace, potremmo dire che i tempi sono cambiati. Una volta, all’epoca di Catullo, gli spasimanti trattenevano il braccialetto dell’amata come pegno d’amore per far sì che tornasse la sera seguente. Oggi, alle ragazze, se gli va bene fuffano il cellulare, e non è detto che torni indietro. I poco ecologici amanti, una volta disegnavano cuori ed iniziali sui malcapitati tronchi d’albero, ora sbancano le ferramenta riempiendo cancelli e ringhiere di orrendi lucchetti. I romantici poeti di un tempo si scervellavano per trovare l’immagine giusta, adesso basta un cuoricino o un emoticon. Ridono le faccette, dilagano i “mi piace“, impazzano gli sms.  Altro che biglietti e telefonate fiume dalla cabina di quartiere! Siamo nell’era della connessione permanente. I post, i messaggi in f.b. e via telefonino, non sono solo un rituale di socializzazione giovanile, ma un vero bioritmo dell’umanità comunicante. Informazioni, emozioni, passioni…oggi si trasmettono col pollice. Se non è mondo digitale questo…

L’amore ai tempi di internet è un universo poco comprensibile dai non addetti. La velocità della comunicazione, e il modo diretto di rapportarsi tra giovani, ha azzerato ogni forma di corteggiamento, di attesa: Come la società, anche la coppia è diventata “liquida“. Ci si

conosce, si beve qualcosa insieme, si fa l’amore. Poi lo si rifà ancora all’occasione e, magari, ci si “mette insieme “. Non si parla più di “fidanzato“( troppo demodè), poco di “ compagno “ ( troppo “politico“ ), semmai di “ ragazzo “, più spesso di “ Amò “ In quanto alle vecchie liriche che inneggiavano all’ amore, esse ormai hanno solo un valore storico-letterario, tanto sono lontane anni luce dal moderno sentire. Vi immaginate, al giorno d’oggi, uno spasimante che si rivolge ad una lei con queste parole “… T’amo come la pianta che fiorisce e reca/ dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori/ t’amo senza sapere come, né quando, né da dove…Il povero Pablo Neruda si sarebbe sentito dire “Naa, è quisto c’è volee!”.

Fatevi una ragione: San Valentino non si festeggia più con rose e cioccolatini, cena e tango.

Basta una Coca-cola e una cuffietta per ascoltare l’ultimo Lazza, un giovanotto con una firma sulla tempia e un geroglifico sul collo che così balbetta ritmicamente il suo amore 2023: “ Mi rendi cieco/ti penso con me per rialzarmi/Sto silenzio potrebbe ammazzarmi/Aiutami a sparire come cenere.” Signore, perdona coloro che non sanno quel che cantano! Ad Albano sarà venuta perlomeno la gastrite. Comunque la pensiate, credetemi, l’amore è sempre una cosa meravigliosa…

                                                                         Gabriele D’Amelj Melodia

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