Il porto di Bari non può più crescere? Occasione per Brindisi, che guarda sempre più a Est. Ecco i numeri dei porti…

BRINDISI – Il porto di Bari è in overbooking: tanto emerge dalle cronache che giungono dallo scalo barese, che nei primi 8 mesi dell’anno ha fatto registrare il segno più sia nel numero dei passeggeri dei traghetti (916.000, per un +10%) che delle crociere (in 106.000 hanno scelto Bari come home port, per un +44%). Sempre riguardo le crociere, risulta invece in calo il numero dei transiti (da contarsi una sola volta), che sommati a quelli dei passeggeri imbarcati e sbarcati da Bari producono un dato complessivo di 240.000 crocieristi, ovvero il 10% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

E per il prossimo anno il porto barese sarà interessato da un numero di approdi di navi da crociera ancora maggiore, che saturerà completamente la disponibilità (attuale) di banchine.

A questo dato inerente i traffici crocieristici dello scalo barese va aggiunta la performance del porto di Brindisi, che grazie al ritorno della MSC ha recuperato gran parte del terreno perso lo scorso anno, quando i crocieristi, nei primi 8 mesi, furono soli 809. Quest’anno, nello stesso arco temporale, sono invece passati da Brindisi 76.000 crocieristi, un numero positivo ma comunque inferiore rispetto al dato di due anni fa, quando lo scalo della Tui contribuì a raggiungere i 101.000 crocieristi nei primi 8 mesi. Per il prossimo anno sono stati già calendarizzati 46 approdi, il che significa che la prossima stagione crocieristica dovrebbe risultare pressoché in linea con quella attuale; mentre è per il 2019 che il Presidente Patroni Griffi ha annunciato numeri mai raggiunti prima.

Insomma, dati e prospettive assolutamente positivi per i due porti adriatici, che si presentano in controtendenza con l’andazzo nazionale, dove si accusa un -7% alla voce crocieristi.

Passando all’analisi del traffico passeggeri dei traghetti, i numeri indicano invece una leggera flessione per il porto di Brindisi nei primi otto mesi dell’anno (-4%), legata soprattutto al calo di passeggeri nei collegamenti con la Grecia (217.000, per un -6%), mentre il dato inerente l’Albania è praticamente invariato (141.000, per un -0,37%). Il 58% del traffico passeggeri deriva dai collegamenti con la Grecia, mentre il restante 42% da quello con l’Albania. E sono proprio i traffici con l’Albania a creare il maggiore divario tra il porto di Brindisi e quello di Bari: dei 916.000 passeggeri dei traghetti movimentati nello scalo barese, infatti, il 63% ha come destinazione l’Albania, mentre solo il 27% la Grecia.

Proprio da un esponente del Governo albanese è giunta nei giorni scorsi una lamentela rispetto agli standard di efficienza garantiti dal porto di Bari, presso il quale, in agosto, si sono registrate fino a 24 ore di attese negli imbarchi per Durazzo, il cui porto, invece, garantisce maggiore efficienza (28 le porte attive nel primo, delle quali 10 per i passeggeri, 10 per le auto, 12 per i mezzi pesanti; solo 4 i varchi offerti per i passeggeri dal porto di Bari, ai quali vanno aggiunti 2 varchi per le auto e per i mezzi pesanti).

Insomma, le condizioni affinché il porto di Brindisi possa inserirsi nella partita ci sarebbero pure, andando così oltre il pur significativo +45% registrato nel traffico di camion e trailers con l’Albania. Le suggestioni rievocate dal Presidente Patroni Griffi rispetto alla possibilità di tornare a volgere lo sguardo verso l’Est, rappresentato da partner come l’Albania, la Bulgaria, la Turchia e la sempre cara Grecia; gli esigui spazi di cui dispone il porto di Bari, oramai – come detto – verso la saturazione; gli scenari aperti dall’istituzione della ZES dell’Adriatico meridionale, dove Brindisi, con le ampie aree retroportuali di cui dispone, può davvero recitare un ruolo da protagonista, rappresentano tutte precondizioni favorevoli per una crescita del nostro scalo, che se vorrà entrare prepotentemente nella partita dovrà infrastrutturarsi a dovere, implementando la sua offerta in termini di banchine e di servizi. Per farlo, temiamo risulterà decisivo il peso che sarà in grado di esprimere la classe politica locale (storicamente sonnacchiosa), la quale ultimamente, grazie – ad esempio – al lavoro del senatore Tomaselli, sta finalmente provando ad avvicinare le istituzioni locali al Governo centrale, consentendo agli amministratori di portare le proprie istanze all’interno degli uffici ministeriali. Se questo dialogo dovesse proseguire e se gli ammirevoli propositi enunciati dal Presidente Patroni Griffi dovessero trovare sbocchi in fatti concreti, forse Brindisi potrà finalmente sperare in un futuro diverso, migliore.

Andrea Pezzuto
Redazione

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