IL PESCE D’APRILE – Racconto breve di Gabriele D’Amelj Melodia

Mi chiamo Teodoro *****, per gli amici Doro, ho quarant’anni, sono brindisino doc, almeno dai tempi dei fratelli Marinazzo (no quelli di oggi, proprio quei disgraziati pescatori rivoltosi giustiziati dagli spagnoli nel 1649). Un prete che si credeva spiritoso, quando ero piccinno, mi disse che ero figlio di nu ‘ngalerato di Forte a mare e di una … brava donna locale. Comunque sia sono un brindisino verace, come na vongola. Mi piace il mare, la puddica, li purpette cu lli brasciole e l’Happy Casa.

Ma c’è na cosa che mi piace assai più di tutto: la pesca. E’ una passionaccia, na fissazione, na malatia. Quando passeggio già alla marina annuso l’aria, valuto le onde del mare, il vento. Ho la cella del frigo traboccante di tremolino, cuzzedde, minuscole fetide alicette e la fragranza di tale disgustoso assortimento diffonde i suoi effluvi per tutta casa, tra la disperazione rassegnata di mia moglie che mi avrebbe preferito giocatore di carte o magari anche puttaniere.

 Ci sono pescatori fanatici ma poco raffinati, che se ne stanno accovacciati su di uno scoglio o seduti in barca per ore. Sperano nel colpo grosso ma poi si accontentano di portare a casa qualsiasi cosa, anche una manciata di cazzi di re e qualche cuggione. Io, modestia a parte, sono di un altro livello. A me non interessa la quantità, ma la qualità, io miro in alto. La pesca è una sfida, un’arte: bisogna aspirare all’assoluto. Il sottoscritto è patito di un solo tipo di pesce. La mia “balena bianca“ è una preda assai difficile da catturare perché si fa viva solo un giorno all’anno, e non mi vergogno a confessarvi che, di queste prede pregiatissime, non è ho mai presa una. Si tratta del famoso “Pesce d’Aprile“ .  Il naturalista Plinio lo battezzò “Piscis pro fondelli bus presa“, intendendo significare che esso è un animale talmente furbo da lasciare tutti con … un palmo di naso.

 A fine marzo, periodo in cui abbandona la Baia della beffa di Buccari per venire a deporre le uova nel “mare nostrum“, tutte le riviste specializzate gli dedicano articoli zeppi di notizie e curiosità. Purtroppo il mio è un amore non corrisposto: di questo maledetto pesce migratore conosco abitudini, distribuzione e tecniche di battuta ma, come ho detto, non l’ ho mai incarnierato,anzi, addirittura non ne ho mai visto neppure uno! Questa paradossale situazione mi crea imbarazzi e frustrazioni. Eppure io di questo mitico ciclostamo elocefalo so tutto. Mi sono fatto su di lui una profonda conoscenza, acquisita in anni di studio matto e disperatissimo. Sull’argomento posseggo una biblioteca vasta e documentata.

Tra le varie pubblicazioni vanto una prima edizione de “L‘Historia de li pisci matachioni“ dedicato dal nobile Gaspare Maria Triglione di Bisceglie all’eccellentissimo Doge di Venezia Scipione dell’Anguillara di Terzo Canal. Ho poi la prestigiosa enciclopedia dello spagnolo Manuel Garcia Spigola dal titolo “Estudio sistematico de pez para cul“ e alcuni studi dei più grandi pesciaprilologi d’Europa (“Le poisson d’avril a la mer de St. Malo“ di Michel Tonné e il celebre “Zug der Haprilpiscen in mittelmeer“ di Hans Stockaufissen.

In quanto a tecniche specifiche, non ho nulla da imparare. So tutto sula pasturazione in corrente, dei vantaggi della larva da farina mischiata al caviale nero Beluga, della differenza d’uso tra il bolentino adriatico e quello tirrenico. Fabbrico personalmente in garage lenze e piumette, posseggo tutti i tipi di mosca artificiale, dalla “Tupp’s“ al “Red Palmer“, dalla “Brewn Midge“ alla “Tze tze“, e nessuno mi è pari nel dosare la giusta pelosità dell’ “Hacles“. Ho trentasei canne da competizione e circa cento mulinelli, incluso un “bianco“ e due stupendi “Mirage“ con particolari, sofisticati moltiplicatori. Sono socio fondatore, assieme al principe Omodeo Dentice di Frassino, del primo club “Amici del pesce d’aprile“. Ho informatori e collaboratori da per tutto: A Zapponeta, a S.Maria di Leuca, a Metaponto, al Trombillo. Ma anche sulla foce del Basento, dove si vocifera di un chiaro avvistamento avvenuto il 1°aprile del 1967.

 Di delusioni, anche amarissime, ne ho avute tante. Ricordo di una battuta di pesca nel crotonese. Ero in barca con Franco detto Nasello, un mio fidatissimo amico del posto, a non più di trentasei miglia dalla costa. L’Alba era magnifica, più della Parietti, il mare sembrava una tavola ( imbandita perché non ci vedevamo più dalla fame e in giro non c’era neppure una Fiesta, anche per mancanza di strade nelle vicinanze ).

Ebbi come un presentimento., Effettuai un lancio da manuale in direzione Sud-.Sud Est. Come esca avevo usato il meglio del meglio: 50% aragosta imperiale viva e 50% bottarga di Porto Torres semiviva. All’orizzonte nessuna imbarcazione di spioni. Franco era teso e per l’emozione gli sudavano le orecchie, rosse come due peperoncini ascanti del suo orto. Io invece ero rimasto freddo come un ghiacciolo sorbito da un esquimese al polo Nord.

Erano le ore 6,23 di sabato 1° aprile dell’A.D. 2003. D’improvviso sentii due tre scosse modello Pozzuoli. Era il tipico abbocco del malefico, furbissimo pesce. Col cuore che pareva il tamburo di Tony Esposito, mollai di quindici gradi eseguendo un magistrale “ picchietto “  di richiamo. Avvertii netto il suo palato vibrante, sentii la sua famelica bocca: ero ormai in orgasmo pieno e percepivo che anche lui lo era. E veniva ( verso di me ). Iniziai un recupero lento e prudente. Ricordo che a metà  corsa incominciò a tirare come un cavallo bretone. Io continuavo ad avvolgere, fissando la cascatella della lenza., “Eccolo, dài bello, vieni da papà. Finalmente emerse. Argenteo e spaventosamente viscido.

Un pallore draculesco di impossessò delle mie guance e avvertii che stavo per perdere i sensi, ma prima trovai la forza disperata di mordere a morte l’orribile grande cefalaccio di fogna.

Mi accompagnarono a casa in ambulanza, mentre avevo ancora negli occhi l’immagine del buon Gesù che camminava sulle acque …

Ieri, sfogliando “Mare e pesca“, ho letto che la specie è in forte diminuzione. Allora mi è venuto un dubbio atroce:  ma il pesce “pro fondellibus presa“ esiste o non esiste? Ai post l’ardua sentenza.

                                                                                    Gabriele D’Amelj Melodia

 

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