Il montacarichi di Frédéric Dard

Di Frédéric Dard si è già parlato in questa rubrica al momento dell’uscita del romanzo Gli scellerati: di quel libro è tuttora viva la forma con cui ha reso le crepe buie e insanabili che, si è detto, puntellavano la vita della giovane Louise e quella sua scelleratezza, appunto, nel perseguire il compimento di un terribile destino. Le cupe atmosfere di quel sobborgo parigino dei primi anni Cinquanta le ritroviamo pure ne Il montacarichi, in una storia che si svolge dopo circa un decennio. Protagonisti ne sono l’affascinante Madame Dravet e Albert: quest’ultimo, appena uscito di prigione per l’omicidio della donna amata e completamente solo al mondo dopo la scomparsa della madre, cerca briciole d’umanità nella notte parigina che precede il Natale e finisce coinvolto – suo malgrado – in un delitto conturbante, ad interpretare inconsapevolmente un copione già previsto da altri in una scenografia minuziosamente predisposta per dare contorno al male. Non si rivela sufficiente aspettare che i brutti sogni che ci si parano davanti finiscano: Albert ha già imparato che non si tratta di sogni, ma della realtà, «e la realtà ha una pazienza infinita». Il labirinto che finisce per strutturarsi intorno ad Albert, inchiodandolo ad una precisa condanna, prescinde da qualsivoglia sua determinazione a dire la verità – «Come potevo sperare che mi credesse? Gli incubi sono cose private, diventano ridicoli quando si cerca di raccontarli agli altri. Bisogna viverli, solo viverli…», come ogni noir insegna.

Diana A. Politano

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