Il caso Acque Chiare: una battaglia legale lunga 17 anni giunge a conclusione

Dopo 17 anni di vicende giudiziarie, il caso del Villaggio Acque Chiare giunge finalmente a una svolta. Una battaglia legale che ha attraversato vari gradi di giudizio, dal Tribunale di Brindisi alla Corte di Appello di Lecce, fino alla Suprema Corte di Cassazione, per poi tornare nuovamente alla Corte di Appello di Lecce. Al centro della vicenda, due condomini del residence Acque Chiare che, con il sostegno dell’Avv. Fabio Leoci, si sono opposti alla gestione del condominio da parte dell’amministratore e dell’assemblea condominiale.

La controversia ha avuto origine nel 2008, quando i beni del residence furono posti sotto sequestro penale dall’Autorità Giudiziaria. Nonostante ciò, l’amministratore e l’assemblea condominiale continuarono a deliberare come se nulla fosse cambiato, approvando spese e bilanci. I due condomini, ritenendo che solo il Tribunale avesse il potere di gestire i beni comuni in quel contesto, decisero di impugnare la delibera condominiale del 24 luglio 2008, che approvava i bilanci consuntivi e preventivi e autorizzava azioni legali contro i morosi.

Il ricorso dei due condomini fu inizialmente respinto sia dal Tribunale di Brindisi sia dalla Corte di Appello di Lecce, che confermarono la legittimità delle delibere condominiali. Tuttavia, i condomini non si arresero, convinti della validità del loro principio: la gestione condominiale non poteva proseguire come se i beni non fossero stati sottoposti a sequestro giudiziario. Nel 2016, i condomini portarono la questione alla Corte di Cassazione, la quale, con la sentenza n. 23255 del 2021, diede loro ragione. La Suprema Corte stabilì che l’amministratore e l’assemblea condominiale non avevano alcun potere di disporre dei beni comuni durante il sequestro, e rimandò la causa alla Corte di Appello di Lecce per una nuova valutazione.

Nel 2025, la Corte di Appello di Lecce, uniformandosi al principio espresso dalla Cassazione, annullò la delibera condominiale del 2008 e condannò il residence Acque Chiare a restituire ai due condomini tutte le somme versate indebitamente, oltre a coprire le spese legali sostenute nei vari gradi di giudizio.

La sentenza rappresenta un’importante vittoria non solo per i condomini coinvolti, ma anche per il principio giuridico affermato. Il caso del Villaggio Acque Chiare ribadisce l’importanza del rispetto delle disposizioni giudiziarie in materia di beni sequestrati, chiarendo che la gestione condominiale non può prescindere dall’autorità del Tribunale in tali circostanze. Alla fine, i conti tornano: il residence Acque Chiare dovrà fare i conti con le decisioni della giustizia e restituire quanto dovuto.

 

 

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1 COMMENTO

  1. ma io dico, ma le leggi in Italia sono scritte in ostrogoto? Com’è possibile che dei tribunali della stessa repubblica sentenzino in maniera così divergente ?

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