“I valori che contano (avrei preferito non scoprirli)” di Diego De Silva

In Divorziare con stile avevamo lasciato l’avvocato Vincenzo Malinconico (l’irresistibile personaggio dei romanzi di Diego De Silva) alle prese con una causa di separazione in cui assisteva la moglie di un principe del foro napoletano e con i maldestri tentativi di parare e arginare le beffe della vita. Ne I valori che contano (avrei preferito non scoprirli), da pochissimo uscito per Einaudi, di cose ne sono cambiate parecchie: dopo «venticinque anni di onorato coaffitto professionale in appartamenti multiufficio», uno studio di 160 metri quadri ne mette a dura prova la capacità di adattamento. Nemmeno un mobile Ikea – sostituiti da costosissimi pezzi di design – a rendere quanto meno familiare lo spazio e, in compenso, l’ingombrante e spregiudicata presenza del titolare dello studio, «alias Benny (Beniamino) Lacalamita». C’è una nuova relazione, «disimpegnata» quel tanto per non dover ancora una volta confermare che «l’amore, spesso e volentieri, è una resa consapevole alla logica alterata di un altro. Più esattamente un compromesso estorto, ecco». Ci penserà la vita tanto a scombinare questo, e altri, assiomi del Malinconico-pensiero, nel momento in cui ogni cosa si semplifica e si riduce al timore di non rivedersi, alla percezione del volere il bene dell’altro e sentirlo in pericolo. Purtroppo, infatti, tra le novità del libro va annoverato che – con l’intempestività che spesso caratterizza gli accadimenti – il nostro avvocato dovrà fare i conti con la malattia, con la sensazione perenne di essere rinviato a giudizio, eppure – anche – con la consapevolezza tutta nuova che in questo dramma non sia solo. E, ancora, che non è poi così difficile che passino le sei ore del trattamento medicato se ci si applica nella contemplazione degli intonaci come forma di meditazione – «hanno diversi tipi di avvallamenti, a ognuno dei quali corrisponde uno stato emotivo differente. Praticamente, in controluce rivelano una mappa psichica». È in quello spazio mentale che si avvicendano le forme del nostro adattamento a ciò che arriva, in un’altalena emotiva che passa dalle evoluzioni più alte del pensiero al suo brusco frangersi contro le voci, i rumori, le storie di cui brulica una corsia d’ospedale. Nel libro, ovvio, c’è anche un nuovo caso, una vicenda in cui trovarvi riflessa una porzione di questi tempi: un padre e una figlia, la minaccia del revenge porn, una carriera politica da riparare dagli scandali e – sullo sfondo, a regalare momenti esilaranti – parcheggiatori abusivi, avvocati, giudici, baristi, TMR (Tipiche Mortificazioni Ricorrenti per avvocati sfigati), autentici colpi di genio e gli ormai immancabili intermezzi esegetici della canzone italiana. Pare ormai di conoscerlo, l’Avv. Malinconico: è l’amico che ciascuno cerca, forse pure l’amante o il padre. E, perché no?, anche l’avvocato cui affidare un pezzo della nostra storia – giusto il tempo di scriverne i titoli di coda.

 

Diana A. Politano

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