I gioielli non sono mai stati dei semplici ornamenti: da secoli, indossare una collana, un anello o una tiara, è una comunicazione silenziosa che sta ad indicare appartenenza, uno status sociale, un messaggio da voler trasmettere o persino una protesta.
Basti pensare alle complesse collane delle tribù africane, simbolo di identità e appartenenza ad una specifica famiglia o comunità, alle corone e bracciali d’oro dei faraoni egiziani che proclamavano potere e connessione con il divino: ciò che rende i gioielli dei potenti mezzi di comunicazione è la loro capacità di trascendere le barriere linguistiche, così come fa un abito, che si tratti di un prezioso diamante o un bracciale di corda.
Nel corso dei secoli, alcuni pezzi di gioielleria sono diventati dei simboli iconici d’amore e potere che raccontano una storia e della storia ne fanno anche parte. Tra i più famosi, ricordiamo quelli a seguire.
La Tiara Cartier di Elisabetta II
Indossata dalla regina il giorno del suo matrimonio con il Principe Filippo, il 20 novembre 1947, la tiara “Fringe” della Regina Elisabetta II è un capolavoro d’arte oltre che a uno dei gioielli reali più famosi, realizzato con diamanti geometrici che provengono da una collana della regina Vittoria, la quale regnò dal 1837 al 1901. La collana venne successivamente regalata a sua figlia Mary, che decise di farla smantellare per crearne un diadema come richiedeva la moda di allora: la tiara indossata da Elisabetta II, prende così il nome da lei, “Mary’s Fringe Tiara”.
Il diamante giallo di Tiffany
Dal giorno in cui è stato tagliato, soltanto quattro donne hanno indossato questo pezzo di storia.
Il 13 luglio 1957 da Mary Whitehouse, moglie del diplomatico americano Edwin Sheldon Whitehouse, in occasione della raccolta fondi Tiffany Ball.
Successivamente, passò a Audrey Hepburn, che non ha bisogno di presentazioni, durante la prima del film Colazione da Tiffany nel 1961.
Dopo più di trent’anni, nel 2019, il gioiello riappare attorno al collo di Lady Gaga agli Accademy Awards ai quali è candidata per il film “A Star is Born” e vincerà il premio per la miglior canzone, “Shallow”.
La quarta e ultima donna è Beyoncé nel 2021, la quale indossa il collier interpretando Holly Golightly, il personaggio della Hepburn in Colazione da Tiffany, per la campagna pubblicitaria “About Love” della stessa maison con il marito Jay-Z.
L’anello di fidanzamento “toi et moi” di Jackie Kennedy
L’origine di questo pezzo d’arte risale alla richiesta di matrimonio di Napoleone Bonaparte a Joséphine de Beauharnais nel 1796. John F. Kennedy. Annuncia ufficialmente il suo fidanzamento nel 1953 ed è suo padre, Joseph Kennedy, a scegliere l’anello per la futura nuora: un diamante da 2,88 carati della casa di alta gioielleria francese Van Cleef & Arpels che includeva anche uno smeraldo da 2,84, posti su una fascia di smeraldi e diamanti con taglio a baguette.
Il bracciale “Love” di Cartier”
Creato nel 1969, il gioiello è stato progettato da Aldo Cipullo, designer italiano che al tempo lavorava per Cartier a New York, lo stesso che disegnò anche il Juste un Clou, un altro bracciale Cartier, noto per l’inconfondibile forma di chiodo ricurvo.
Per crearlo, Cipullo si è ispirato all’idea di un simbolo di amore indistruttibile, fedele e senza tempo: a questa idea, egli ha dato una forma ellittica che si adatta perfettamente al polso, ricordando un abbraccio, realizzato in argento bagnato d’oro. Ciò che rende unico e originale questo gioiello è il metodo d’apertura: lungo tutta la circonferenza del bracciale, come adorno, vi sono una serie di piccoli viti e una fra queste costituisce l’apertura.
Il concetto straordinario è quello che si cela dietro la vite che permette di sganciarlo, poiché l’accessorio viene venduto dotato di un piccolo cacciavite in oro che fa scattare il meccanismo d’apertura: l’utilizzo del cacciavite, teoricamente, nasce con l’intento di poter essere utilizzato unicamente dalla persona amata, proprio come se fossero le chiavi della propria anima. Intorno a questo accessorio aleggiano molte leggende, fra queste il fatto che alcuni ospedali di New York siano in possesso del micro cacciavite in grado di aprire il bracciale, nel caso di emergenza in cui un paziente lo indossi e occorresse rimuoverlo.
Inoltre, si vocifera che all’inizio la vendita non era concessa a chi volesse acquistarlo per sé, ma che dovesse essere soltanto un regalo per la persona amata.
Subito dopo il lancio del Love, Cartier è stato sulla bocca di tutti per via di una novità eccezionale: Cipullo rese il bracciale genderless.
Se oggi è (purtroppo, ancora non del tutto) normale non indirizzare un accessorio o un capo d’abbigliamento ad un singolo sesso, alla fine degli anni ’60 era considerato quanto di più strano potesse accadere: indossare, all’epoca, un gioiello che non fosse né da uomo né da donna, non era per niente all’ordine del giorno.
Aurora Lezzi
Eh ma la collana di conchiglie di Gigi Toma non si batte