BRINDISI – Nei giorni scorsi, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Brindisi hanno ultimato l’analisi della posizione fiscale della principale indagata dell’operazione denominata “Reservoir Dog”, tratta in arresto insieme al marito il 29 gennaio u.s., in esecuzione dell’ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere disposta dal G.I.P. del Tribunale di Brindisi, per il reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata.

Le indagini fiscali effettuate dalle fiamme gialle ed eseguite parallelamente all’attività di polizia giudiziaria delegata dalla locale Procura della Repubblica, hanno rilevato che le condotte censurate in sede penale hanno generato in capo all’indagata il suo illecito arricchimento per circa 4 milioni di euro.

Tale importo, derivante dalle elargizioni delle vittime dei raggiri, è stato recuperato a tassazione in quanto ritenuto provento dell’attività illecita e, pertanto, soggetto per legge all’IRPEF, imposta gravante sui redditi delle persone fisiche.

L’imposta complessivamente evasa è stata stimata in circa 1,5 milioni di euro, con riferimento agli ultimi cinque anni d’imposta che sono stati oggetto della verifica fiscale.

Gli importi così determinati hanno fatto scattare la denuncia, anche in sede penale, per i reati di omessa dichiarazione, con riferimento ai periodi d’imposta dal 2012 al 2015, e di dichiarazione infedele relativamente all’anno di imposta 2016.

Conseguentemente, sulla base degli accertamenti esperiti, la Procura della Repubblica di Brindisi, condividendo le argomentazioni fornite dalle fiamme gialle, ha disposto il sequestro preventivo d’urgenza – finalizzato alla confisca per equivalente – delle disponibilità liquide dell’indagata per un ammontare di 250.000 Euro.

Il provvedimento, successivamente, è stato convalidato dal G.I.P. del Tribunale di Brindisi.

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