Brindisi esce, dunque, da un lungo periodo di commissariamento e Santi Giuffrè, che insieme ai suoi sub-commissari ha retto l’amministrazione comunale per circa un anno, lascia una città in condizioni indubbiamente migliori di quella che, il 1 giugno dello scorso anno, ereditò.

Tutti ricorderanno le pietose condizioni dell’igiene pubblica, con cumuli di immondizia ad ogni angolo, una situazione quasi miracolosamente risanata in due mesi, dopo il cambio di appalto, intervento cui ha fatto seguito l’ottenimento dei finanziamenti regionali indispensabili per chiudere il ciclo dei rifiuti e per implementare la percentuale di differenziata (oggi giunta quasi al 60%).

Mi piace ricordare, e far rammentare, anche quegli interventi meno visibili, ma altrettanto tangibili e misurabili, a partire dal risanamento di un bilancio a dir poco disastrato, ivi compresi quelli per consentire il ritorno in utile, dopo anni di perdite vorticose, di BMS e Fondazione del Teatro.

Rammento poi le iniziative per rimettere in ordine il dormitorio di via Provinciale per San Vito, le trattative chiuse con Enel per ottenere l’illuminazione del parco del Cillarese e della S.P. 41, gli efficaci interventi sul settore della cultura e del turismo che molto interesse hanno attratto verso il capoluogo (da sempre considerato secondario rispetto alla provincia) e che hanno per la prima volta eliminato clientele di piccolo cabotaggio favorendo la sinergia tra privati e la creazione di una vera e propria rete urbana turistico, culturale, ricettiva.

Ed ancora l’avvio del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, attuato secondo uno schema innovativo che ha visto al centro dell’elaborazione l’Università degli Studi di Bari, con notevoli risparmi economici, per poi passare alle coraggiose iniziative sul Piano del Traffico, realizzate secondo linee proprie di ogni città moderna ed improntate ad un uso consapevole dei mezzi pubblici e privati, ed ancora il deciso ed efficace rafforzamento e rinnovamento dei quadri e del personale, tutto, della macchina comunale cosicché, come viene riferito da molti, l’amministrazione non è mai stata tanto efficiente e rispondente ai bisogni dei cittadini come in questo ultimo lasso di tempo.

Ricordo, solo a titolo di esempio, il sensibile potenziamento della vigilanza urbana, per non parlare poi di una innumerevole produzione di regolamenti comunali che hanno portato ordine e chiarezza sul funzionamento di interi apparati pubblici e generato un rigore comportamentale che, come ha affermato lo stesso Commissario, sarà difficile da eludere e che esporrà in futuro a responsabilità chiunque intenderà smontare i provvedimenti approvati.

Pazienza se la Tari non è diminuita, come qualcuno ha avuto modo di dolersi, ma credo che farlo avrebbe significato lasciare ai subentranti amministratori casse nuovamente vuote in cambio di un consenso non necessario e non dovuto, e ai cittadini l’illusione che “tutto va bene, madama la marchesa…”.

Gli stessi immancabili detrattori, forse proprio per la quantità (e la qualità) dei provvedimenti assunti hanno persino bollato come “eccessivo” l’operato dei commissari, giudicandolo tracimante i normali canoni di una amministrazione ordinaria.

Lungi da me, oggi, esprimere un giudizio sui risultati conseguiti se non, per l’appunto, limitarmi ad una breve ma pregnante elencazione.

Non posso, tuttavia, dopo l’esperienza condotta al fianco del collega, sottrarmi dall’esprimere a lui ed ai suoi compagni di viaggio un “grazie” che abbia anche la dovuta risonanza pubblica.

Questo grazie nasce dall’aver avuto la conferma che è possibile, anche per gli organi dello Stato che sono chiamati a surrogare le amministrazioni cadute, operare con efficacia e con quel piglio di coraggio e di efficienza che i cittadini si attendono, così rafforzando la fiducia nello Stato stesso e nei suoi uomini.

Giuffrè ne è stato capace facendo squadra con noi tutti, ad iniziare dalle Forze dell’Ordine e dall’Autorità giudiziaria, confrontandosi a viso aperto con le categorie produttive, con i sindacati, con gli operatori culturali e con la Regione, anche a costo di “pestare qualche callo” ma sempre con trasparenza e sempre avendo a cuore esclusivamente l’obiettivo di consegnare alla nuova squadra di governo una macchina amministrativa più efficiente e una comunità più coesa e più consapevole dei propri diritti, ma anche dei propri doveri. Lo ha fatto puntando a rafforzare, in ogni occasione, il senso di appartenenza ad un valore condiviso, quella che alcuni chiamano la “brindisinità”, cioè l’essere protagonisti di un progetto, premessa indispensabile affinché tutti si potessero sentire in qualche modo parte di una nuova missione, a tratti temeraria ma indubbiamente non più rinviabile.

Questa aria nuova ha affascinato molti brindisini, cittadini che in questi mesi hanno accarezzato il sogno della rinascita, del riscatto.

L’anelito di chi, dopo lungo tempo, ha pensato che una nuova Brindisi fosse possibile. Professionisti, imprenditori, borghesi, impiegati, commercianti, persino disoccupati hanno percepito che questo obiettivo è alla portata e che dipenderà da ognuno di loro sorvegliare, indirizzare, sferzare i nuovi amministratori che tra qualche ora prenderanno le redini del carro cosicché si possa, all’unisono, accelerare ulteriormente verso il traguardo, forti di quella marcia in più che la classe eletta deve possedere e che, legittimata dal consenso popolare, essa sarà chiamata con ancora maggior responsabilità ad imprimere.

Detto questo sulla gestione commissariale, mi permetto, sommessamente, di segnalare a coloro che stanno per prendere per mano la città, l’importanza di due punti. Due semplici ma irrinunciabili punti.

Il primo, la scuola.

Brindisi dispone di una eccellente classe di docenti e di dirigenti scolastici che, immancabilmente, non possono che produrre una generazione di giovani, oggi studenti, domani cittadini adulti, migliore di quella attuale, una classe dirigente capace, coraggiosa, motivata e innovativa.

Alcuni segnali si sono già palesati e, certamente, altri giovani protagonisti si affacceranno presto sul palcoscenico, anche politico.

In queste nostre aule si sta forgiando una classe di brindisini che in poco tempo se ne infischierà delle bassezze localistiche e che sarà capace di guardare oltre, forte di una cultura moderna e internazionale. Chi non capisce questo non coglie il senso della trasformazione in atto e, dunque, mi auspico che i nuovi amministratori vogliano guardare con rispetto e attenzione i problemi della scuola e dei giovani, cui dovrà essere riservata anche ogni risorsa utile a far si che le categorie del passato che hanno condizionato negativamente questa città vengano rapidamente sorpassate.

Per far ciò occorrerà anche cambiare il linguaggio della politica tradizionale, adeguandolo innanzitutto alle esigenze dei ragazzi, alla loro intelligenza e alla loro capacità di precorrere i tempi e i bisogni. Quindi viva la nostra scuola (che oggi trova, guarda caso, proprio un suo rappresentante tra i banchi del Governo nazionale) e viva i nostri insegnanti.

Il secondo punto riguarda le regole e il rispetto rigoroso delle stesse.

Piaccia o non piaccia le regole sono alla base di ogni rapporto. Lo sono in azienda, in famiglia, a scuola, nello sport, in ufficio, lo sono in tutti i momenti in cui ci troviamo in giro in mezzo alla strada, sui mezzi pubblici e nei rapporti interpersonali. Ci vorrà ancora un po’ di tempo ma è già così, e sarà sempre più così, la società futura richiederà sempre più il rispetto delle regole. Trasgredire diventerà sempre più difficile, non foss’altro perché il nuovo mondo digitale e le possibilità di controllare tutti i processi, di incrociare i dati implementerà sempre più l’esercizio del diritto-dovere di denunciare le ingiustizie e i soprusi. In tal senso l’uso dei social renderà molto più difficile raggirare le regole e i disonesti saranno messi all’angolo. Qui più che altrove occorrerà farsi trovare pronti per le sfide che ci attendono se si vorrà attrarre investimenti, generare opportunità di lavoro che vadano al di là di una gestione meramente conservativa, sviluppare una cultura del progresso che non potrà che basarsi sull’osservanza delle regole. E se le amministrazioni saranno deboli fino a cadere – circostanza questa certamente non auspicabile è deleteria – non sarà soltanto per giochi di potere ma perché qualcuno non sarà stato capace di affermare il principio che le regole, soprattutto quelle della buona amministrazione, valgono più di ogni altro principio.

Ecco che, oltre all’onestà individuale, sarà innanzitutto necessario educare la comunità al rispetto delle regole, da quelle comportamentali a quelle amministrative e, soprattutto, a quelle etiche.

Siate, dunque, d’esempio nel rispettare le regole.

Alla nuova compagine che dai banchi del governo e da quelli della opposizione si occuperà presto della città gli auguri più sinceri di buon lavoro e la promessa di una collaborazione proficua e leale, nell’interesse della comunità.

Valerio Valenti – Prefetto di Brindisi 

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