BRINDISI – E’ davvero difficile fare informazione in Italia? Sì. La risposta, è senza dubbio, sì.

La verità è, purtroppo, scomoda. Sempre. Ma è il cittadino a chiederla ed è dovere dei giornalisti scovarla e raccontarla, spesso pagando sulla propria pelle.

L’ultimo sopruso, in ordine di tempo, è la violenta aggressione ai danni di un giornalista del TG4, che va ad unirsi alle altre quattro, sempre a colleghi Mediaset, nell’arco di pochissimi giorni.

L’inviato si trovava a Roma, zona Tiburtina, e mentre tentava di fare il proprio lavoro, raccontando il degrado intorno allo scalo ferroviario ad est della Capitale, è stato picchiato selvaggiamente da un gruppo di soggetti (perché chiamarli ‘signori’ o ‘cittadini’ proprio non ce la sentiamo), evidentemente infastiditi dalla presenza del cronista e del suo cameramen, il quale stava riprendendo il tutto. L’aggressione è durata qualche minuto e si è conclusa con il giornalista condotto in ospedale per un trauma cranico.

Qualche giorno addietro una donna, sempre inviata Mediaset, è stata vittima di violenza da parte di altri individui, fortunatamente senza particolari conseguenze.

Ma non andiamo lontano. Anche nel brindisino, nella nostra ‘piccola’ realtà, è abbastanza ‘faticoso’ fare informazione. Esattamente a giugno scorso, nella sera dell’esito del ballottaggio elettorale Marino-Carluccio, il nostro collega di BrindisiReport è stato strattonato solo per aver chiesto semplicemente qualche informazione su una vicenda. Gli è stato strappato di mano il telefono cellulare, poi, comunque, restituito. Sempre lo stesso giornalista, poco più di un anno fa, ha ricevuto uno schiaffo da un noto personaggio locale, sempre nello svolgimento del proprio mestiere. Un’altra collega, ancora di BrindisiReport, è stata vittima di diversi atti intimidatori; l’ultimo, nel mese di febbraio scorso, quando ignoti hanno tagliato le ruote della sua auto a mo’ di avvertimento. E di recente anche una troupe di TeleNorba è stata aggredita durante un servizio che raccontava la vicenda TAP. Senza considerare i vari pestaggi subiti dagli inviati de ‘Le Iene’ e di ‘Striscia La Notizia’.

Passino i ‘vaffanculo’ di personaggi politici all’indirizzo di noi giornalisti, passino i post offensivi su facebook quando un ‘pezzo’ non conviene, la mancanza di rispetto, gli insulti, le censure, ma la violenza è da condannare sempre e comunque.

Qualcuno (chiamatelo Dio; Allah; Buddha; Motore Immobile, come sosteneva Aristotele, ecc.) ci ha dotati di parola e tramite il dialogo riusciamo ad esprimere i nostri pensieri; bene, cari ‘signori’, usiamo il verbo. Capiamo che per alcuni sia abbastanza difficile interloquire senza ‘usare le mani’, ma col tempo, siamo certi, impareranno a fare buon uso anche della parola.

Come detto, raccontare è nostro dovere ed è diritto del cittadino informarsi. Non si può più vivere nell’angoscia di subire violenze (verbali e/o fisiche) e minacce. Facciamo un lavoro non facile e sicuramente delicato, ma cerchiamo di farlo al meglio. Il rispetto per la persona, prima, e per il professionista poi, costituisce regola imprescindibile della civiltà moderna.

Una cosa è certa: la passione per questo lavoro non svanirà mai ed il nostro impegno sarà sempre maggiore, anche a discapito della nostra incolumità.

La voglia di Verità è più forte della violenza.

Tommaso Lamarina
Redazione

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