Gabriele Lippolis (Confindustria): “Dalla crisi le premesse per una nuova società”

Equilibrio tra grandi imprese e piccole e medie imprese, burocrazia e riforma della pubblica amministrazione, centralità del Mezzogiorno. Sono alcuni dei temi più cari a Gabriele Menotti Lippolis, Presidente del Comitato Interregionale Mezzogiorno Giovani Imprenditori e Commissario Confindustria Brindisi, impegnato in questi giorni a Roma nell’ambito del 35mo Convegno dei Giovani Imprenditori dal tema “Futuri, Pronti all’impresa”.

“Da sempre, in Confindustria Brindisi – dice Lippolis – accogliamo sia i grandi gruppi che le piccole  e medie imprese del territorio. Basti pensare che, già a partire dagli anni ’50 e ’60, la città ha visto insediarsi grandi impianti, appartenenti ad alcune tra le principali società multinazionali, come il Petrolchimico e come le tante aziende che operano nel settore energetico, chimico ed aeronautico. Ancora oggi abbiamo, ad esempio, gruppi come Enel, Eni Versalis, Basell, Jindal, Sanofi, Leonardo, Avio Aero: aziende  che, nel corso degli anni, hanno aiutato molto sia l’occupazione che, di conseguenza, lo sviluppo del territorio. Negli ultimi tempi, però, abbiamo dovuto constatare, nostro malgrado, la presenza di scelte politiche anti industriali che rischiano di danneggiare irrimediabilmente quel grande movimento di piccole e medie imprese che, sia pur faticosamente, si sta sviluppando nella nostra provincia. Per questo, oggi più che mai, è importante preservare le grandi risorse che abbiamo a disposizione. Basti un esempio su tutti: il territorio di Brindisi vanta zone industriali che vanno da Francavilla Fontana a Mesagne, da Fasano ad Ostuni, da Oria a Carovigno e che accolgono piccole e medie imprese in settori come l’agroalimentare, i servizi, le forniture aziendali. Imprese che sono linfa vitale sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista occupazionale. Cosa bisognerebbe fare? Semplice: intanto, migliorare le condizioni delle zone industriali, delle zone Pip, laddove, cioè, operano queste imprese. E’ paradossale vedere le aree industriali di queste città in stato di  totale abbandono, con erbacce alle rotatorie o servizi inesistenti, quando, invece, dovrebbero rappresentare un fiore all’occhiello, considerato che sono, di fatto, il cuore pulsante dell’economia del territorio e del Paese. E’ un controsenso che non riusciamo a comprendere e ad accettare, né come Confindustria Brindisi né come imprenditori del Mezzogiorno”.

“Un altro aspetto che mi preme evidenziare – prosegue Lippolis – riguarda le lungaggini della burocrazia. Come Confindustria e come giovani imprenditori non abbiamo mai chiesto sussidi diretti alle imprese. Non è questo che vogliamo. Quello che chiediamo è semplicemente servizi e velocità nel poter fare un investimento. Quando una nuova impresa che nasce sul territorio o che arriva da fuori (dal centro, dal nord o da altri Paesi) vuole investire, piccola, media o grande che sia, ha bisogno di tempi certi e veloci: i ritardi sono costi non previsti, variabili che incidono negativamente per la pianificazione a cui gli imprenditori fanno riferimento ogni giorno. E’ evidente che, stando così le cose, quegli stessi investitori potrebbero decidere di andare ad investire altrove, su altri territori. Ed è qui che entra in gioco la Pubblica amministrazione. Quello che chiediamo da tempo è di snellire la burocrazia, di alleggerire i tempi, di arrivare a fare una vera e propria rivoluzione culturale anche su questo aspetto. La pubblica amministrazione deve essere vicina ai cittadini ed alle imprese e non, invece, rappresentare un ostacolo per le imprese e per i servizi che si offrono ai cittadini. Ritengo che questo sia di vitale importanza, soprattutto in questo momento di crisi economica: se fossi il Presidente del Consiglio, il ministro della Semplificazione ed il ministro della Pubblica Amministrazione userei la pandemia come chiavistello, per entrare, scardinare la burocrazia ed azzerarla e permettere agevolazioni al territorio”.

Infine, Lippolis punta l’attenzione sulla necessità che il Mezzogiorno riacquisti centralità. “Il Sud Italia deve tornare ad essere una priorità  nelle scelte strategiche della Politica, in un disegno integrato di sviluppo dell’intero Paese. Nel Mezzogiorno la dotazione di infrastrutture è più bassa, sia per quantità sia per qualità. E ciò significa rischiare di essere sempre meno in grado di competere a livello europeo e globale.

Non solo Confindustria, ma anche i sindacati Cgil, Cisl, Uil e la Banca d’Italia hanno lanciato un grido d’allarme: non si rispetta, per quelli che dovrebbero essere gli investimenti nel Mezzogiorno, la riserva del 34%. Ovvero bisognerebbe investire proporzionalmente al numero di abitanti presenti su un territorio. Ce lo dice anche l’art. 119 della Costituzione, ma nonostante il grido di dolore delle imprese, dei sindacati, della stessa Banca d’Italia, il Governo continua a non investire in infrastrutture nel Sud. Investire in infrastrutture – che siano fisiche, reali, virtuali e digitali – porterebbe ad un aumento del Pil anche del centro nord e non solo per il Mezzogiorno. Simulazioni della Banca d’Italia hanno, infatti, dimostrato che un incremento degli investimenti pubblici al Sud pari all’1% del suo Pil determinerebbero un aumento dello 0,3% del Pil del Centro-Nord. Il governo ha l’obbligo morale, quindi, di creare  le condizioni per la nostra crescita, affinchè anche si possa competere ad armi pari”.

Pamela Spinelli

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