Forum Ambiente, Salute e Sviluppo sulla stazione Gnl: “Cosa si vuole fare del porto di Brindisi?”

BRINDISI – L’intervento del prof Federico Pirro a sostegno della proposta di Edison di installare nel porto di Brindisi un impianto di rifornimento per navi “che sempre più numerose nei prossimi anni saranno alimentate dall’ecologico gas naturale liquefatto” non sorprende ed è coerente con le sue posizioni già espresse quindici anni fa  a favore del rigassificatore.

Nel citato intervento viene riportato  un lungo elenco di aziende del polo industriale nei settori chimico, energetico, farmaceutico ed aeronautico (e non solo) la cui presenza collocherebbe  Brindisi “ ormai da anni tra le capitali industriali del Mediterraneo centro orientale”. E tutto questo viene ricordato a “beneficio di chi di recente è stato chiamato in città ad assolvere funzioni di governo” cioè al Sindaco Rossi ed alla sua amministrazione.

Nello stesso intervento vi sono, però, punti che, come nel caso dell’intervista al presidente dell’Autorità Portuale di qualche giorno prima sullo stesso tema, restano oscuri soprattutto per coloro che saranno chiamati a decidere. Non si conoscono le specifiche del progetto in modo da poter valutare il suo reale impatto sul traffico portuale e le eventuali interferenze con il trasporto turistico e mercantile, sul traffico viario, sul rischio di incidenti industriali , sul  numero di navi interessate, sulle modalità di approvvigionamento e rifornimento e sul reale impatto economico della stazione nel tempo. Tutti elementi senza i quali è impossibile esprimere un giudizio di utilità per il territorio.

Sorprende  poi  che il prof Pirro decanti  i primati del nostro polo industriale con tanta dovizia di numeri, tralasciando di spiegare la notevole riduzione della sua domanda occupazionale negli ultimi decenni, la crescente disoccupazione del territorio provinciale, la fuga di manodopera intellettuale (e non) verso il Nord e verso l’estero, il mancato sviluppo di quelle “articolazioni del manifatturiero territoriale …: nell’agroalimentare, nel farmaceutico, nelle biotecnologie, nell’ICT, nella naval meccanica, nella nautica da diporto, nei nuovi materiale, nelle tecnologie per la tutela ambientale, nelle hotellerie”. A tacere dell’impatto ambientale e sanitario ormai inconfutabilmente documentato. Osserviamo da semplici cittadini che queste linee di sviluppo vengono evocate e caldeggiate in occasioni, come quella attuale, in cui si ripropongono nuovi insediamenti , ma puntualmente gli stessi non traggono vigore, anzi stentano a decollare se non addirittura falliscono. Secondo l’ISTAT nel 2016 la nostra provincia   ha registrato un tasso di disoccupazione del 17,6% della manodopera attiva, valore di gran lunga superiore a quello delle regioni del Nord  e la Regione Puglia nel 2017 un tasso di disoccupazione giovanile del 58%, quasi triplo di quello del Friuli (presa a confronto dal momento che  si richiamava, da parte di Pirro, la città di Monfalcone come sede di un analogo impianto).

Ma in questo nuovo confronto che ormai chiaramente occuperà nei prossimi mesi e forse anni l’agenda del dibattito pubblico di questa città e del suo territorio, oltre che far dichiarare i conflitti di interesse    sarà necessario che le Amministrazioni  Comunale e Provinciale definiscano quanto prima, ovviamente in raccordo con le politiche nazionali in materia, la funzione del nostro porto, cioè se si intenda o meno inserirlo  nei percorsi mercantili  internazionali in collegamento con il resto d’Europa. Ed in tale auspicato caso si dovrà dotarlo delle necessarie infrastrutture in mare e a terra. Cosa si voglia fare del porto di Brindisi e dello sviluppo del territorio rimane la prioritaria domanda a cui rispondere ancor prima di decidere per nuovi insediamenti. Ne discende che il problema della “stazione di servizio” di gas liquido va riguardato non solo in un’ottica tecnica ma anche e soprattutto in una ottica politica.

FORUM AMBIENTE, SALUTE E SVILUPPO

 

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