Ferraris, De Vito: “640 ragazzi rischiano di perdere l’anno”. E fa nomi e cognomi dei responsabili – Intervista video

BRINDISI – Tutta la verità sul caso Ferraris.

“A quasi un mese dalla chiusura della scuola per inagibilità, l’Istituto Ferraris non ha ancora avviato l’anno scolastico. Ben 640 ragazzi rischiano di perdere un anno della loro vita”. Lo ha detto la dirigente scolastica Rita De Vito, a latere della conferenza stampa svoltasi stamane presso il Laboratorio ‘Voci in movimento’ adiacente alla sede dell’IPSIA ‘G. Ferraris’. preside-ferraris

Tuona così, la dirigente scolastica, che spiega a 360° tutti i retroscena posti in essere nella drammaticità della situazione e fa nomi e cognomi dei responsabili, in attesa del consiglio di amministrazione di mercoledì prossimo, a Roma, presso la cassa dei Ragionieri, che dovrebbe sottoscrivere il contratto di locazione (dovrebbero spostarsi al Fermi di S. Chiara, ndr). Ma un contratto di locazione “nullo – ha sostenuto la preside del Ferraris, Rita De Vito – in quanto è sì fino a giugno, ma i fondi ci sono solo fino al dicembre 2016 (80mila euro, ndr)”.

Di fatto, l’istituto professionale Ferraris non ha avviato il proprio anno scolastico. Sì, la ‘colpa’ è, senz’altro, da addebitare all’edificio, di fatto fatiscente e privo di ogni garanzia di sicurezza (motivo per cui gli studenti si ritrovano senza un luogo in cui studiare, ndr). Ma c’è di più. In questo diniego al diritto allo studio (perché è di negazione del diritto dello studio che parliamo, ndr), le responsabilità sono ascrivibili a dirigenti di Enti (“presenziasti”, così come li  ha chiamati la  stessa De Vito) che, al momento, non avrebbero provato a scardinare una qualche porta, possibilità, finalizzata alla risoluzione del problema e non si sarebbero impegnati ad entrare nel merito di questa concertazione, non fornendo, dunque, le proprie garanzie. La De Vito, nonostante abbia ricevuto ‘consigli’ secondo cui sarebbe meglio non protestare oltre e non attaccare le istituzioni, ha fatto i nomi dei presunti responsabili, perché “io non mi fermo e non ho paura – ha detto – ci tengo ai miei ragazzi, che fanno mille sacrifici al giorno ed al loro percorso scolastico”. La preside si riferisce all’ufficio scolastico regionale, alla luce del fatto che, ad oggi, a Brindisi manchi il referente territoriale (il mandato di Melilli è scaduto lo scorso 3 novembre, ndr) e non è stata fatta comunicazione alcuna da parte del direttore generale regionale, Anna Cammalleri. Nella bufera finisce anche la regione Puglia, o parte di essa; nella specifico, la De Vito menziona l’assessore regionale Sebastiano Leo, il quale si sarebbe più volte sottratto ad un incontro con la stessa preside.

Anche il Comune di Brindisi avrebbe le sue responsabilità: i corsi serali dell’istituto scolastico sono di competenza comunale (ciò è previsto dalla legge, ndr) e, anch’esso, pare che latiti in tal senso.

Vi pare sia finita qui? Certo che no. Oltre alle negligenze già abbondantemente illustrate, vi è anche il lato (dis)umano. Gli interi fruitori del Ferraris, dagli studenti, ai professori e terminando con la preside De Vito, pare siano ospiti indesiderati nel complesso Belluzzi (istituto in cui svolgono 3 ore di lezione pomeridiane). Infatti, i ragazzi del Ferraris fecero un cartellone di ringraziamento verso i coetanei del Belluzzi, e questi ultimi, in tutta risposta, lo tolsero e lo riposero sotto i banchi. Un gesto non solo scorretto ma, addirittura offensivo verso chi mostra gratitudine. Inoltre, le condizioni in cui versano gli studenti del Ferraris nel Belluzzi non sarebbero neppure paritarie. Innanzitutto, i docenti del professionale utilizzerebbero i bagni degli studenti stessi; non ci sarebbe, nel pomeriggio, un collaboratore scolastico perché non vi sono abbastanza fondi per pagare gli straordinari; non ci sarebbe neppure una postazione per gli stessi docenti ‘ospiti’.

La De Vito, infine, ha sostenuto che l’appoggio e la solidarietà sono provenute solo da tre dei suoi colleghi: professoressa Oliva del Palumbo; Sardelli del Giorgi; Metrangolo del De Marco.

Insomma, in un Paese civile in cui il rispetto del prossimo dovrebbe essere all’ordine del giorno, si capisce come, invece, è la maleducazione a farla da padrona. Il menefreghismo incombe e nonostante anche la dignità di tutti i fruitori del Ferraris stia venendo sempre meno, la preside De Vito non abbassa i toni e “farò anche la marcia su Roma, se necessario”, ha concluso avvilita da una situazione senza paragoni.

 

Tommaso Lamarina
Redazione

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