“Fermata Roma” – di Mattia Tagliente

BRINDISI – Un viaggio inizia spesso molto prima della partenza. Già mentre si preparano le valigie, le emozioni e le aspettative sono in carreggiata verso la meta come delle avanguardie sul fronte di guerra. Non si sa cosa accadrà, quali sorprese riserverà quell’avventura e, per questo, prima ancora di percorrere la strada dell’asfalto, oltrepassiamo quella del dubbio, un sentiero che forse non superiamo affatto nemmeno a viaggio concluso, quando siamo tornati a casa. I ricordi sono a volte macchiati da ripensamenti, rimorsi e scrupoli su quel che avvenne. “Forse avrei potuto…” “che figuraccia” “dovevo fare così” , senza certezze. Un viaggio senza imprevisti non può definirsi tale, un viaggio può concludersi in una certezza, ma non prima di aver incontrato l’incertezza nel cammino.

Così ha inizio il viaggio di Asia. Come ogni vero viaggio, inizia nell’incertezza. Il 26 Ottobre vi sarà la consueta udienza generale del papa, e gli sbandieratori del gruppo “Rione Castello”, di Carovigno, desiderano recare un dono al pontefice. Pensano ad un ritratto, così chiedono in giro alla ricerca di qualcuno che possa prendersi l’incarico. Quasi subito viene suggerito loro il nome di Asia Bellanova, una talentuosa giovane della città, frequentante il quarto anno di figurativo al Liceo artistico “Edgardo Simone” di Brindisi, giovanissima, soli sedici anni, ma già avvezza alle commissioni, anche di una certa rilevanza. Se c’è sicurezza su chi scegliere, non ne ha altrettanta la prescelta. Vi è appena una settimana di tempo per portare a termine il quadro, e Asia non è sicura sulla possibilità di riuscita in un tempo così stretto persino per un pittore professionista. Eppur è chiara la portata di quest’opportunità. Non si tratta di un quadro per un qualsivoglia committente. No, si parla di un’opera destinata al capo spirituale di oltre due miliardi di anime nel mondo, il vicario di Cristo in Terra, il rappresentante di una carica che con l’arte ha storicamente avuto un rapporto privilegiato. Pensiamo ai due Michelangelo, quello detto “Caravaggio” e Buonarroti, tanto per fare dei nomi. O a un tal Bernini. Eseguire un lavoro del genere significa per un’aspirante artista inserirsi in una nobile tradizione, e sicuramente una promettente fermata verso quella meta ideale che è, in questo caso, l’ “artista”. Ecco che l’aspettativa, l’ambizione e l’emozione mettono piede sul pullman prima della persona stessa, dopo qualche scrupolo, e il viaggio si può dire iniziato. Desiderosa di mettersi alla prova accetta la commissione e si mette al lavoro.

Lavora sodo, a un ritmo che impone un accordo con la scuola per ottenere dei giorni liberi da impiegare alla realizzazione dell’opera, sacrificando persino notti di sonno per rispettare la tabella di marcia. Ha la solidarietà dei compagni di Liceo, degli amici, dei professori e della famiglia, che rimangono al suo fianco in questi giorni difficili, un affetto che conforta e anestetizza, almeno un po’, la fatica di un’impresa fisicamente ed emotivamente massacrante. Torna a scuola il giorno prima della partenza, per mostrare cosa ha concluso nei giorni di assenza ai professori e ai suoi coetanei.

Rimangono tutti incredibilmente colpiti dall’opera, un ritratto del Pontefice misurante 30×40 cm, piccolo quanto grande la perizia e la qualità messi nella realizzazione. Tanto bene è fatto che a Roma alcune guardie, quando viene mostrata loro la foto del quadro, rimangono titubanti e chiedono di vedere la foto dell’opera, pensando che fosse una fotografia dal vivo anziché lo scatto di un ritratto.

(inserire foto del quadro)

Sul volto i due occhi brillano di un delicato contrasto tra la genuinità interiore e il peso di oltre settant’anni di vita, attenuati da un caldo sorriso che esalta la speranza e la soddisfazione a dispetto dei tanti inconvenienti e momenti difficili che hanno caratterizzato la vita del Pontefice, perché molti altri sono stati quelli di gioia e amore. Ella ha voluto fotografare un uomo, Jorge Mario Bergoglio, nel culmine del settantentale viaggio che lo ha condotto a divenire Papa Francesco, ricordandone però l’umanità, l’io spogliato dalla maschera, dal personaggio, privilegiando la naturalezza alla maestosità, senza sacrificare la sacralità.

Nella realtà il soggetto non è così dissimile. Arriva il grande giorno. Asia parte la notte del 25 assieme alla compagnia degli sbandieratori, giungendo a Roma la mattina successiva. Il tempo non è uno dei migliori, la pioggia zampilla sulla piazza di San Pietro, gremita di gente per l’udienza. Il papa tratta di fratellanza, pace e accoglienza. Pare stanco, parla lento e pacato, una figura molto differente da quella divina e altisonante immortalata da molti artisti. Ma la bontà delle sue parole è incommensurabile. Per questo forse l’intenzione di Asia di raffigurare l’umanità del papa ha reso una grande giustizia a quel grande santo da cui Bergoglio ha preso il nome, che all’umiltà e alla naturalezza tanto ci teneva, come l’attuale Francesco. Ritornata a casa la notte dello stesso giorno, può sentirsi orgogliosa.

E’ stato da un punto di vista temporale un piccolo viaggio, durato appena un giorno. Ma era quello il vero viaggio? La vera meta che tentiamo di raggiungere è spesso un’immagine astratta nella nostra testa. Un sogno, in altre parole. Asia è ancora in cammino verso il suo sogno: poter esprimere se stessa tramite l’arte, di poter essere annoverata tra i migliori, di essere ricordata anche quando non ci sarà più per qualcosa di grande. Dunque, non è il caso di parlare di quello di Roma come un viaggio, quanto piuttosto di una fermata da cui ha tratto qualcosa, in attesa di proseguire verso altre tappe, chissà magari arrivando ad una destinazione differente da quella programmata. Aveva deciso Bergoglio a 17 anni di diventare Papa, o piuttosto è la vita (magari un misterioso disegno divino, per rimanere in tema) ad averlo condotto lì? Un passo alla volta, tra gioie e sofferenze, su un sentiero travagliato. Come quello di Asia, che potrà essere qualunque cosa quando avrà l’età di Francesco, ma per il momento avanza caparbia, dimostrando che seppur sia una studentessa ha ugual se non più valore di tanti artisti. E’ un piccolo tesoro per la sua terra, la sua famiglia, per la sua Scuola, il Liceo Artistico Simone, e per tutti coloro che le stanno affettuosamente vicino.

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