La volontà popolare formalmente e democraticamente espressa a seguito delle elezioni amministrative del decorso giugno c.a. ha deciso che l’occupazione dell’Organo assembleare del Comune di Brindisi sia rappresentato da una maggioranza di soggetti eletti per la prima volta alla carica di consigliere, scelti fra diversi movimenti politici e verosimilmente non profondi conoscitori della particolare normativa regolante la gestione di un Ente Locale. E’ accaduto che il gruppo di maggioranza del primario Organo del Comune, dopo un periodo non breve di tempo dovuto all’assestamento per le nomine degli incarichi istituzionali, anzichè rivolgere con priorità l’attenzione ad una analisi della complessiva situazione dell’Ente da gestire, specie con riferimento agli atti amministrativi posti in essere dal commissario prefettizio, ha ritenuto, con il trascinamento silenzioso dei gruppi consiliari di opposizione, imbarcarsi nel disegnare presunte soluzioni per problematiche di ampio respiro tralasciando quelle che ben potevano essere avviate e in parte risolte: una per tutte la globale costruzione per il miglioramento del vivere civile della comunità. Certamente erano e sono, solo per citare qualche esempio, di estrema importanza la questione dello stato di pre dissesto finanziario dell’Ente, del la gravissima crisi economica in cui si dibatte la società partecipata Brindisi Multiservizi aggravatasi per la caparbia volontà di nominare amministratore unico persona sulla quale non vi è da eccepire la mancanza del titolo di laurea, bensì gli attestati specifici riguardanti gli studi di contabilità generale e di ragioneria applicata oltre a quelli di diritto privato e societario, dell’irrisolto nodo afferente l’intero capitolo dell’igiene pubblica, che probabilmente produrranno a breve le esplosive negative conseguenze in capo alla comunità. In questo quadro rappresentano serie preoccupazioni, riconducibili anche ad ipotesi di reato penale, sia la mancata conoscenza della reale situazione del Comune, tenuto conto che la quasi totalità dei componenti l’Assemblea non conosce le due sentenze della Magistratura Contabile, specificatamente rivolte alla numerose e gravi inefficienze dell’Ente, che la delibera n. 2 del 16 marzo 2016, adottata dal commissario prefettizio con i poteri del Consiglio, conosciuta solo da tutti i dirigenti del Comune e non dall’Organo politico comunale. Appare, quindi, verosimile il pensamento che la sconoscenza, tra l’altro, degli atti suddetti abbia influito alla realizzazione di comparsate o di scenette relative al modo di gestire la cosa pubblica, relegando in secondo piano i problemi veri più sopra accennati, paghi della sola enunciazione di fantasiose ipotesi di soluzioni degli stessi ed ignorando l’urgenza che dette problematiche richiedono.
In considerazione di quanto precede ed allorquando è capitata l’occasione, si è inteso utile offrire un contributo ai rinnovati organi comunali, pensando al miglioramento del vivere civile della comunità e ben sapendo che l’ottenimento del risultato passa dalla volontà di intesa continua e proficua con l’apparato burocratico che è l’esecutore delle direttive stabilite dall’organo di programmazione dell’Ente.
Purtroppo, per chi lo ha pensato, è stata una pia illusione immaginare una intesa operativa e di collaborazione fra i due gruppi che normativamente gestiscono il Comune, anzi la apprezzata decisione della sindaca di azzerare l’Ufficio ARO/2 e chiedere la restituzione delle somme liquidate ai funzionari, segna di già un chiaro momento di scontro o di confusione rilevabile dalla chilometrica relazione, redatta dal blasonato vertice amministrativo dell’Ente, che conclude sul caso con “il non riscontro di difetti procedurali o comportamenti in contrasto con la normativa vigente “ per poi ripensarci e restituire gli onorari già liquidati. E’ di tutta evidenza l’acuirsi dei rapporti che ben presto dovranno nascere fra i due gruppi di gestione del Comune in ordine alle determinazioni delle rispettive responsabilità derivanti , per esempio, dalle ordinarie verifiche sulle retribuzioni dei dirigenti ivi incluso quello avente qualifica apicale,dalla mancata notifica ai consiglieri degli atti deliberativi più sopra richiamati, della scioccante relazione di ben 55 pagine sul piano anticorruzione redatta dal segretario generale o dalle verifiche effettuate dall’Ufficio Interno di controllo pure diretto dall’anzidetto dirigente. Ed ancora per la individuazione dei responsabili delle mancate azioni legali di recupero somme vantate dal Comune verso terzi (specie se trattasi di dipendenti per gli eventuali risvolti giudiziari) o per la creazione dei debiti fuori bilancio non disciplinati secondo gli articoli 191 e 194 del Tuel.
Le suddette considerazioni resistono anche al richiamo della Procura Generale della Corte dei Conti sulla obbligatorietà di denuncia o sulla adozione degli atti consequenziali a seguito di conoscenza o verifica da parte di burocrati, amministratori o consiglieri comunali di fatti dannosi per il patrimonio comunale. Desta perplessità, a mo’ di esempio, ritenere con il semplice invio alla Corte dei Conti del provvedimento di riconoscimento di un debito fuori bilancio senza indicare le circostanze ed i responsabili di detto debito: tutto quanto sopra sembra accadere nella gestione del Comune in assenza, peraltro, di notizie rassicuranti specie dal Collegio dei Revisori.
Sono queste valutazioni appena evidenziate che rafforzano la convinzione della necessità del ritorno alle urne, confidando nella diversa gestione del Comune finalizzata innanzi tutto all’obiettivo di consentire ai cittadini di vivere a misura d’uomo e nel rispetto della normativa che regola l’esistenza dell’Ente Locale.
Dottor Franco Leoci