“Dopo lo scioglimento del consiglio comunale la città si interroghi e la sinistra faccia la sua parte”

carmine dipietrangelo

Con gli scioglimenti anticipati del consiglio comunale la città convive da quasi 25 anni, da quando è stata introdotta la elezione diretta dei sindaci. Di questa legge Brindisi non ha potuto o saputo usufruire. L’ultimo scioglimento, però, deve indurre a qualche riflessione in più. Capire perché a Brindisi succede da anni questo. Leggo invece che gli stessi recenti e passati responsabili dei guasti brindisini,procurati da incapacità,mala gestione e trasformismo,  senza un minimo di autocritica sul passato e sul presente, sono già in prima fila a indicare con una certa faccia tosta al commissario appena nominato, soluzioni e rimedi ai problemi da loro stessi creati in questi anni. È Brindisi!

Ho avuto le mie responsabilità nel passato e, come ho sempre fatto, non voglio sottrarmi a dare il mio contributo al cambiamento. L’anno scorso prima delle elezioni ci scrissi anche un un libro “Brindisi nel bene e nel male”, la cui attualità qualcuno in questi giorni me l’ha evidenziata.

Non mi ha mai convinto un certo modo di fare politica degli ultimi anni. Lucrare sulle disgrazie altrui o sperare che accadano disgrazie ai propri avversari crea solo tifosi, incattivisce, deresponsabilizza, abitua a scorciatoie, crea trasformismi. Così come non sopporto chi classifica o si qualifica e si schiera sulla base dell’esaltazione acritica del potente politico di turno o dell’avversione settaria ad esso. Questo modo di intendere la politica ha formato un ceto politico spregiudicato,mediocre e opportunista,selezionato non sulla base di idee,di principi,di valori,ma solo per fedeltà,per attaccamento al potere e per i voti che si portano in dote.

Anche la sinistra non è stata e non è immune. Quanti, fino a qualche tempo fa, erano definiti dalemiani o vendoliani e quanti di questi oggi si sono ricollocati riempendo le schiere degli affiliati o aggregati di turno al renzismo.




I partiti,per meglio dire i simulacri che sono diventati,sono considerati ormai degli autobus su cui salire e da cui scendere a proprio piacimento e secondo le convenienze individuali o l’interesse per le fermate più comode. Autobus molte volte pieni di ignari e non paganti viaggiatori “accompagnati” da autisti occasionali, così come succede da tempo nei congressi e nelle primarie del pd.

Tra coloro,per esempio,che a Brindisi negli ultimi anni hanno dominato la scena sono più quelli  che hanno cambiato campo,partito,liste che quelli,ormai pochissimi,rimasti coerenti e impegnati sempre dalla stessa parte. E quando non bastano più i partiti si dà vita a liste civiche che con il civismo non hanno niente a che fare e che,come dei centri di raccolta e di smistamento,servono solo a consentire a chi ha i voti di utilizzarle per arrivare più comodamente nel consiglio comunale. E poi si può cambiare anche in corso d’opera.  Le ultime vicende brindisine sono un caso di studio e non risparmiano nessuno(maggioranza che è diventata minoranza e minoranza che è diventata maggioranza ricorrendo agli stessi metodi, strumenti e risorse).

Si dice che è il risultato della personalizzazione e della centralizzazione della politica nazionale e della spoliticizzazione di quella locale.

Anche in questo caso Brindisi da anni  fa storia. E nessuno è immune. Politici di lungo corso, rappresentanti della società civile sono corresponsabili: hanno pensato di usufruire dei presunti vantaggi di questa “degenerazione politica”.

L’ultima tornata elettorale, quella che ha prodotto questo consiglio comunale appena sciolto, sarà ricordata per la presenza confusa e diffusa di tanti candidati in liste e coalizioni che sembravano,per la verità,tutte identiche. Erano presenti,sin d’allora, tutti i presupposti di un possibile fallimento e di una certa ingovernabilità. Non si può certamente scaricare la responsabilità al sindaco. Anche lei, alla fine, è stata vittima delle dinamiche che le consentirono di essere candidata e di vincere al ballottaggio.

Io dico invece che è la conseguenza della deresponsabilizzazione civica, della fuga dalle idee,del trionfo degli egoismi, dei protagonismi, dei rancori.

Rimango pertanto convinto che la paura del confronto, la comoda rimozione o l’assenza di punti di vista diversi sul mondo,sulla vita delle persone,sul lavoro,sui diritti e la dignità dell’uomo,è alla base  della crisi della politica. Essa nasce anche di qua,dalla mancanza di idee e di valori senza i quali a prevalere è solo la ricerca di posizionamenti individuali e di convenienze.

I continui cambiamenti di casacca,lo stare con disinvoltura,ieri da una parte ed oggi dalla parte opposta,vengono giustificati ricorrendo ad un senso comune,comodo per un certo ceto politico  che si è costruito sul concetto che non esiste più la destra e la sinistra. Questa concezione ha determinato una convinzione tanto diffusa quanto portatrice di guasti politici profondi: quello che conta è la persona e non le idee o i programmi. Quello che conta è il potere da gestire sempre e comunque.

La politica è intesa e vissuta ormai come occasione per essere premiati e ricompensati, per avere qualcosa. Un vecchio dirigente del PCI mi disse una volta che la militanza, l’impegno politico è “un sacrificio senza speranza di premio”. Altri tempi!

Credo,però,che si sia passati da un eccesso ad un altro,dalle ideologie e dalla loro rigidità fideistica, da quel tipo di militanza, alla fedeltà e alla tifoseria attorno ad una persona e al potere.

Le divisioni e le differenze politiche  si valutano non per le idee o per i giudizi sulla attività o le scelte del governo ma  sulla base del “con chi stai”. E,secondo i momenti e le condizioni determinate dalla gestione del potere, il ceto politico e chi vuole “impegnarsi” a fare politica, si colloca ma solo, per essere premiato o ricompensato.E se poi il potere si trasferisce da una persona ad un’altra,si trova il modo,con facilità e disinvoltura,per passare ad un’altra lista o ad altro partito,per stare assieme a chi era considerato ,fino a ieri, nemico,corrotto,irresponsabile,cattivo politico e amministratore inaffidabile. Anche qui,Brindisi fa e farà ancora scuola se non si avrà il coraggio di una rottura radicale con i soliti metodi e personaggi che consentono da anni a Brindisi che questo accada. A soffrire sarà  sempre più la politica che, ridotta così, perde il residuo della sua credibilità e contribuisce solo ad aumentare il suo discredito.

La politica potrà riscattarsi solo se cercherà un contatto vero e nuovo con i cittadini e i giovani nelle realtà in cui  vivono ,lavorano  e  studiano.

La politica è, primaditutto, una relazione umana; se si riduce solo a un prodotto di marketing,a convenienza,a gestione clientelare del potere, ad affiliazioni, smarrisce la sua anima più profonda e nobile. Solo un lavoro lungo e tenace può ridare dignità alla politica. E per farlo ci vuole passione, studio e dedizione al bene comune. Tutte le forze della sinistra anche a Brindisi dovrebbero iniziare a fare la propria parte, con rigore,capacità inclusiva e coraggio senza aspettare o sperare che accada qualcosa o usufruire delle disgrazie altrui. E prima delle alleanze viene il progetto, cioè l’idea che si coltiva della sinistra e della sua funzione di governo a Brindisi come nell’Italia e nell’Europa di oggi. Unire o federare le forze della sinistra e del cattolicesimo democratico viene prima di qualsiasi alleanza e schieramento. Si eviterebbe in questo modo di precipitare nell’irrilevanza di chi ha timore di osare nuove cose in tempi di svolta e di rottura come quelle di cui ha bisogno la città.

Art 1 mdp nasce e vuole lavorare per contribuire a fare questo anche a Brindisi per difenderla e per prendersene cura.

Carmine Dipietrangelo (Art 1 MDP Brindisi)

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