Convalidato l’arresto dal G.I.P. per il 42enne brindisino indagato per l’incendio dell’autovettura della parte offesa e per reiterate condotte persecutorie nei riguardi della vittima

BRINDISI – Si è svolta dinanzi al GIP del Tribunale di Brindisi l’udienza di convalida per l’arresto operato dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Brindisi nella mattinata di domenica 14 di OSTUNI Claudio classe 1976. L’uomo indagato per una serie di vessazioni e condotte persecutorie che si sono susseguite da qualche anno, con le più disparate richieste che si sono sostanziate nel pretendere prodotti agricoli, sigarette, denaro, tutto ciò ha pertanto turbato l’esistenza della parte offesa e della sua famiglia. Gli episodi vessatori si trascinavano da anni con cadenza quasi quotidianamente ed erano cessati solo nel periodo in cui l’arrestato era detenuto in carcere o agli arresti domiciliari. Qualche mese addietro l’uomo aveva subito anche il danneggiamento dei 4 pneumatici della vettura andata a fuoco nella notte, del grave episodio si era autoaccusato lo stesso Ostuni che in una occasione aveva anche minacciato di dare fuoco all’appartamento della parte offesa se non gli avesse dato del denaro, desistendo solo allorquando constatava che il portamonete dell’uomo era vuoto. L’estensione dei comportamenti vessatori ha coinvolto anche i familiari della vittima che avevano adottato quando rientravano a casa, delle contromisure per non incrociare l’arrestato. L’altro accorgimento che era stato adottato dalla parte offesa era quello di non parcheggiare nello stesso posto per paura di ulteriori danni all’autovettura. La paura le minacce e l’indole violenta dell’arrestato hanno reso la vita del nucleo familiare della vittima un inferno. Gli accertamenti condotti dagli investigatori hanno documentato che l’indagato è l’autore dell’incendio dell’autovettura della parte offesa, rogo che ha appiccato nel cuore della notte, riprovando per tre volte di accendere con della carta il pneumatico anteriore sinistro dell’autoveicolo riuscendovi alla fine. L’uomo quando ha commesso i reati era sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata prevista dal codice penale, provvedimento che l’autorità giudiziaria si applica a coloro i quali sia stata riconosciuta una certa pericolosità sociale da parte di un Tribunale. L’applicazione della misura contempla una serie di limitazioni alla libertà personale dell’individuo finalizzate ad impedire il ripetersi di condotte violente e pericolose favorendo il suo reinserimento sociale. Le misure variano da soggetto a soggetto, in genere contemplano l’obbligo di dimora e del lavoro, il divieto di possedere o usare armi, nonché altri obblighi di buona condotta.

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