“Non si può continuare a scialacquare per i Consorzi di bonifica dai 16 ai 20 milioni all’anno di tasse dei cittadini, soprattutto se c’è una soluzione – il passaggio delle funzioni irrigue ad AQP – in grado di evitare questo milionario trasferimento di soldi. Certo, la cosa migliore sarebbe che il Parlamento nazionale sopprimesse questi inutili carrozzoni, ma questo non è mai stato fatto né dal centro-destra, né dal centro-sinistra e nemmeno – così pare – dalla coppia in carica Di Maio-Salvini”.
Lo dichiara il presidente della Commissione regionale bilancio Fabiano Amati.
“È assurdo che si possa restare insensibili in una situazione in cui i Consorzi, nati con la legge Sentieri nel lontano 1933 per ridurre il carico di tassazione per la bonifica a seguito della crisi del 1929, si ritrovano a dover restituire ai cittadini pugliesi oltre 120 milioni di euro, pretendendo nel frattempo sia la riscossione del tributo (come per legge) sia il contributo annuale – dai 16 ai 20 milioni – prelevato per il tramite della Regione dalle tasche dei cittadini e al sol fine di ripianare i buchi sempre nuovi nella gestione irrigua.
I buchi, parola chiave in questa storia. Stipendi molto alti per un esercito di dirigenti e impiegati amministrativi, acqua pagata per superficie prenotata e non per volumi distribuiti, con una tariffa che non copre nemmeno i costi diretti, e la piaga diffusa dei prelievi abusivi nonostante un servizio oneroso di vigilanza. E su tutto questo spicca, se ce ne fosse bisogno, il paradosso di stagioni particolarmente piovose con conseguente ed ovvia riduzione delle entrate, curiosamente non controbilanciata da minori costi di esercizio a causa di irriducibili costi fissi (personale, per esempio). Tralasciando per ora, se non a livello di una citazione, le umiliazioni continue subite dagli operai a tempo determinato, costretti a pietire pochi ed incerti mesi di lavoro a fronte di una soluzione che li vedrebbe impiegati con maggiore stabilità presso Aqp. Ma su questo non c’è purtroppo alcuna voce sindacale che si leva forte e chiara.
Si può andare avanti così? Si può accettare la retorica che i Consorzi servano agli agricoltori, mentre si buttano allegramente 20 milioni annui che teoricamente potrebbero consentire l’accensione di mutui miliardari per trasformare la Puglia in un meccanismo da orologio svizzero e i campi pugliesi nel giardino dell’Eden? Se la Regione fosse un’azienda, la nostra azienda, faremmo la stessa cosa? Intervengano per piacere, in modo chiaro e forte, tutti i comuni pugliesi, tradizionalmente impegnati a fianco dei cittadini nel fronteggiare i Consorzi di bonifica.
Non si può dunque accettare alcuna ipotesi di controriforma spendacciona e irragionevole dei Consorzi di bonifica, a meno che i nostri colleghi Cinque stelle-Lega, sostenitori gagliardi di questo ritorno alla stagione dell’allegro carrozzone, non siano in grado di fare il miracolo mai riuscito in passato e farceli vedere soppressi con la prossima legge di bilancio. Questa è l’unica alternativa plausibile all’applicazione rigorosa della legge regionale vigente; il resto è un goffo tentativo di tenere il piede in due scarpe”.
Lo dichiara il presidente della Commissione regionale bilancio Fabiano Amati.
“È assurdo che si possa restare insensibili in una situazione in cui i Consorzi, nati con la legge Sentieri nel lontano 1933 per ridurre il carico di tassazione per la bonifica a seguito della crisi del 1929, si ritrovano a dover restituire ai cittadini pugliesi oltre 120 milioni di euro, pretendendo nel frattempo sia la riscossione del tributo (come per legge) sia il contributo annuale – dai 16 ai 20 milioni – prelevato per il tramite della Regione dalle tasche dei cittadini e al sol fine di ripianare i buchi sempre nuovi nella gestione irrigua.
I buchi, parola chiave in questa storia. Stipendi molto alti per un esercito di dirigenti e impiegati amministrativi, acqua pagata per superficie prenotata e non per volumi distribuiti, con una tariffa che non copre nemmeno i costi diretti, e la piaga diffusa dei prelievi abusivi nonostante un servizio oneroso di vigilanza. E su tutto questo spicca, se ce ne fosse bisogno, il paradosso di stagioni particolarmente piovose con conseguente ed ovvia riduzione delle entrate, curiosamente non controbilanciata da minori costi di esercizio a causa di irriducibili costi fissi (personale, per esempio). Tralasciando per ora, se non a livello di una citazione, le umiliazioni continue subite dagli operai a tempo determinato, costretti a pietire pochi ed incerti mesi di lavoro a fronte di una soluzione che li vedrebbe impiegati con maggiore stabilità presso Aqp. Ma su questo non c’è purtroppo alcuna voce sindacale che si leva forte e chiara.
Si può andare avanti così? Si può accettare la retorica che i Consorzi servano agli agricoltori, mentre si buttano allegramente 20 milioni annui che teoricamente potrebbero consentire l’accensione di mutui miliardari per trasformare la Puglia in un meccanismo da orologio svizzero e i campi pugliesi nel giardino dell’Eden? Se la Regione fosse un’azienda, la nostra azienda, faremmo la stessa cosa? Intervengano per piacere, in modo chiaro e forte, tutti i comuni pugliesi, tradizionalmente impegnati a fianco dei cittadini nel fronteggiare i Consorzi di bonifica.
Non si può dunque accettare alcuna ipotesi di controriforma spendacciona e irragionevole dei Consorzi di bonifica, a meno che i nostri colleghi Cinque stelle-Lega, sostenitori gagliardi di questo ritorno alla stagione dell’allegro carrozzone, non siano in grado di fare il miracolo mai riuscito in passato e farceli vedere soppressi con la prossima legge di bilancio. Questa è l’unica alternativa plausibile all’applicazione rigorosa della legge regionale vigente; il resto è un goffo tentativo di tenere il piede in due scarpe”.