Colpo Gobbo: “Gli irriducibili tafazzisti della contemporaneità” – di Bastiancontrario

Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX,  quando incominciarono a circolare i primi carri senza cavalli, molti furono i neofobici che rifiutarono quella che sembrava loro una diavoleria pericolosa. E così fu per i primi voli di linea, boicottati dai diffidenti  lodatori del tempo antico, per la tv a colori (“Rovina gli occhi e fa venire i tumori al cervello”), per i primi telefonini o per il bancomat. A questo proposito si registra tuttora uno strano fenomeno di ostinato e irrazionale rigetto tecnologico: Al rifiuto di usare anche un minimo soffio d’aria condizionata, sia in auto che a casa, la carta di credito e le casse self, alcuni anziani associano il mal vezzo di tenersi stretto il  vecchio cellulare perché detestano lo smartphone polifunzionale. “. Non mi serve, e poi non lo capisco” è l’acida giustificazione dei negazionisti del confort che si arroccano su questa posizione oltranzista e non mollano, respingendo cocciutamente persino i regali progressisti di figli amorevoli che vorrebbero fare emancipare i propri genitori. Parecchi di costoro, in linea con i propri principi d’antan, indossano ancora cappotti con la martingala, camicie col collo alla Sandro Ciotti e pantaloni a zampa d’elefante. Sulle cravattone colorate anni 60 infilano, civettuoli, quel pezzo di miniantiquariato che è il fermacravatte. Spesso guidano auto brutte e scomode quali la vecchia 126 o la vecchissima 500. Si rannicchiano, sobbalzano, soffrono sciatica e caldo boia, ma con una bella dose di snobismo e di stoico autolesionismo, tirano dritti per la loro strada lastricata di pietre di inciampo. Poi c’è un’altra categoria di soggetti particolari affetti dal moderno morbo della “Facesbookfobia”. Questa setta di “asociali”, pur avendo cellulari idonei, sceglie pregiudizialmente di non iscriversi a social di sorta. Le motivazioni sono  alquanto generiche e poco convincenti. “See, devo dire le cose mie agli altri!”, “Noo, non voglio essere schiavo del cazzeggio, Facebook è “Il libro dei fessi!”, “Non mi piace, ti spiano e poi ti possono scrivere anche male parole …”. Signori paladini del dubbio e del sospetto, discendenti di una stirpe ubbiosa e malfidata fautrice di un poco splendido isolamento, ripensateci e pentitevi. Entrate fiduciosi in Facebook: non è il Levitano mostruoso che la vostra pessimistica immaginazione prefigura. E’ solo un mezzo, come il cervello, la lingua, la penna e  il cellulare, tutto sta nell’utilizzarlo in giusta misura. E’ sempre l’abuso che va condannato, non l’uso. I social sono la “chiazza” di na vota, un formidabile strumento di informazione e comunicazione, perché, privarsene “a prescindere”? Nessuno vi obbliga a rendere pubbliche le vostre malattie, a fotografare i piatti con le leccornie che strafogate o i vostri faccioni stravolti da incauti selfie, e nessun medico vi prescrive di leggere, e magari mipiacciare, tutte le stronzate che circolano nella polimorfa creatura di Zuckerberg! Allora, cari irriducibili misoneisti, ci volete ripensare? Natale è vicino e non vedo l’ora di leggere i vostri post augurali , ovvii al pari dei nostri, e di vedere le vostre foto intorno all’albero, mentre, sorridendo ebetamente come tutti noi, mostrate i soliti pacchi regalo …

                                                                                                        Bastiancontrario

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