Colpo di scena: il Comune ha autorizzato la recinzione metallica su Via del Mare! Facile fare demagogia a posteriori…

BRINDISI – Chi non vorrebbe il recupero alla fruizione completa di tutto il waterfront per godere appieno di ogni angolo di città che si affaccia sul mare? Pensiamo che sia un interesse che accomuni tutti. Purtroppo, però, dacché esistono le leggi e le normative, un contemperamento d’interessi è sempre stato necessario. Nel caso dell’Autorità Portuale brindisina, ad esempio, le nuove ‘normative antiterrorismo’ hanno imposto un intervento di Security, consistente nella perimetrazione di tutto l’ambito portuale attraverso un’adeguata recinzione ‘Doganale’.
Il 17 febbraio del 2014, con Decreto Presidenziale (gestione Haralambides) l’Autorità Portuale aggiudicava definitivamente i lavori di completamento delle infrastrutture di Security nel porto, i quali prevedevano anche l’apposizione sul Lungomare Regina Margherita di barriere amovibili in plexiglass trasparente, limitatamente al periodo di attracco delle navi da crociera, per assicurare la massima sicurezza a equipaggio e passeggeri, nel rispetto delle normative vigenti.



Nel corso della Conferenza di Servizi indetta il 18 febbraio del 2014, con oggetto l’approvazione della progettazione esecutiva dei lavori di ‘rigenerazione urbana del tratto di Via del Mare’, venne presentato dal Comune il progetto di una recinzione trasparente in cristallo, ma la Soprintendenza si disse contraria a tale ipotesi in quanto atti vandalici (graffiti con bombolette spray) avrebbero potuto impedire la vista del mare. Tale prescrizione, proseguì la Soprintendenza, poteva essere superata previo accordo tra il Comune e l’Authority sugli ingenti oneri di manutenzione necessari; in caso contrario, secondo l’Ente ministeriale, andava privilegiata una recinzione metallica.
A seguito delle rimostranze delle associazioni ambientaliste e del Comune di Brindisi, capeggiato dal Sindaco Consales, riguardanti la realizzazione dell’area extra Shengen sul Lungomare di cui sopra,  il 29 ottobre del 2014 si arrivò alla stipula di un Protocollo d’Intesa tra l’Ente comunale e l’Autorità Portuale, con il quale quest’ultima rinunciava a tale ipotesi, stralciando così dal progetto complessivo di Security la parte inerente le barriere amovibili. In cambio, l’Ente portuale s’impegnava a realizzare al posto del Comune la recinzione di Via del Mare, accollandosi interamente i costi dell’opera e impegnandosi con il Comune e la Soprintendenza a contemperare le proprie esigenze di ‘doganalità’ dettate dall’Agenzia delle Dogane con quelle formali ed estetiche: l’Authority, dunque, doveva garantire la percezione del mare ai cittadini ed una certa apprezzabilità estetica del manufatto, data la vicinanza dell’area al tessuto antico della città.

protocollo d'intesa
L’Autorità Portuale, allora, non avendo incassato il placet del Comune sulla divisione delle spese di manutenzione che sarebbero scaturite dalla realizzazione della barriera in cristallo (prevista dal progetto originario del Comune), ed avendo ricevuto indicazioni dalla Soprintendenza che andavano nel verso di una realizzazione in metallo dell’opera, presentò un progetto seguendo tali prescrizioni.

Il progetto definitivo venne così approvato dal Provveditorato delle Opere Pubbliche il 10 novembre del 2015, ed incassò l’Autorizzazione Paesaggistica l’1 giugno del 2016, ottenendo il parere favorevole, oltre che del Ministero, anche della Commissione Paesaggistica Comunale!

autorizzazione paesaggistica
autorizzazione paesaggistica

Forte di ciò, pertanto, l’Autorità Portuale nelle scorse settimane ha iniziato i lavori, nominando per altro come collaudatore proprio l’ex dirigente del Settore Urbanistica, Gaetano Padula, il quale, però, spinto dall’onda emotiva artatamente creata, è stato indotto a firmare la famosa ordinanza dirigenziale di ripristino dei luoghi. Insomma, un’ordinaria storia di follia brindisina.



Non è finita qui: a seguito di tale ordinanza le due parti si sono messe in contatto per provare a raggiungere un punto d’incontro. L’Ente portuale ha proposto la realizzazione di grandi finestroni della larghezza di 8 metri, proprio per permettere in più punti la vista del mare. Il Comune, però, ha ritenuto che l’intervento non risolvesse il problema della piena fruibilità visiva, che deve essere garantita, secondo l’Ente comunale, per almeno l’80% del tratto in oggetto.
L’Autorità Portuale, data l’insanabilità della situazione, si è detta allora disponibile a rescindere il contratto in essere con la ditta vincitrice, demandando l’onere della realizzazione dei lavori al Comune; in origine, d’altronde – ovvero prima che l’Authority si accollasse gli oneri economici dell’opera attraverso la firma del suddetto Protocollo d’Intesa – tali lavori li avrebbe dovuti realizzare proprio l’Ente comunale. Anche questa ipotesi, però, non è stata accolta dal Comune, il quale, dopo aver rilasciato tutte le autorizzazioni del caso, d’emblée si è svegliato dal torpore ed ha incominciato ad avanzare pretese verso l’Autorità Portuale, quali il ripristino dei luoghi e la realizzazione di una recinzione in cristallo a spese della stessa Authority, facendo finta di dimenticare le prescrizioni della Soprintendenza e le varie tappe della vicenda.

Se il Comune ha cambiato idea dopo che l’iter, durato alcuni anni, si è concluso (anche grazie all’avallo dei tecnici comunali stessi), revocasse in autotutela l’Autorizzazione Paesaggistica rilasciata nel giugno scorso: questo costituirebbe un atto apprezzabile e responsabile, al contrario della grottesca e demagogica posizione assunta in questi mesi.
Questa battaglia avrebbe avuto senso se alle spalle ci fosse stato un comportamento coerente dell’Ente comunale e se fosse rimasto in piedi il progetto originario di riqualificazione di Via del Mare, il quale prevedeva lo sviluppo della nautica da diporto su tutto il Seno di Levante, attraverso servizi per i diportisti e negozi. Purtroppo, però, l’Amministrazione Consales decise di cambiare (in peggio) il progetto, vanificando il senso di quell’intervento e rendendo di fatto inutile quel tratto. Questo, comunque, è un altro discorso, e sarà oggetto di un approfondimento che verrà realizzato nei prossimi giorni. Nel frattempo, godiamoci i “benefici” di una bella battaglia propagandistica poggiata sul nulla, mentre si sottacciono le vere occasioni perse dalla città.

Andrea Pezzuto
Redazione




15 COMMENTI

  1. il giornalista mi pare sia molto informato sulla questione, ma la presentazione degli articoli lasciano intendere un’altra verità e non quella dell’abusivismo edilizio..Mi piacerebbe sapere chi erano i tecnici comunali che trattarono la questione…forse sono gli stessi che ora lavorano all’Autorità Portuale?

  2. …dimenticavo e i pilastri per sorreggere le telecamere di sicurezza? potremmo appendere tutti gli edifici che comprendono l’Autorità Portuale e magari anche quale nave crociera vista la loro imponenza!

  3. Come al solito abbiamo incompetetenza, incapacità e una mancanza di idee per il futuro della città.
    Firmare delle carte,dei documenti, rilasciare autorizzazioni senza essere capaci di assumersi le proprie responsabilità o al massimo avere le palle di ritirare quell’autorizzazione che ha eliminato l’idea di una finestra sul mare, fanno dei tecnici del comune persone senza un minimo di cervello.
    Grazie mille incompetenti.

    • Signor Mino, rispondo io per conto dell’autore dell’articolo ANDREA PEZZUTO. Rispetto al suo appunto, il fatto che l’ing. Di Leverano (ieri al Comune, oggi all’Authority) all’epoca fu l’autore del progetto della recinzione in cristallo trasparente, sta a significare che concettualmente l’intenzione era quella. Poi, nei fatti, non è stato possibile dare seguito a quel progetto perchè gli oneri di manutenzione per eventuali atti di vandalismo (bombolette spray) sarebbe dovuti essere divisi equamente tra i due Enti, ma l’accordo non si raggiunse perchè il Comune non voleva farsene carico. Ma questo lo abbiamo anche scritto. Successivamente, l’ing. Di leverano è passato all’Autorità Portuale ed ha seguito le prescrizioni della Soprintendenza, ricevendo l’avallo della Commissione paesaggistica locale nel giugno scorso (capeggiata dall’architetto Indini). Ma anche questo si evince dal nostro articolo. Saluti. Pamela Spinelli

  4. grazie, ma le cose non stanno proprio così: i pannelli dovevano essere mobili da utilizzare per l’occasione e le telecamere dovrebbero seguire gli standard europei e non quelle brutture installate in città con la scusa della sicurezza, all’insaputa degli organo autorizzativi (il Comunedi brindisi) e senza nessuna conferenza dei servizi. Questo dice la Sovrintendenza!

    • Forse è poco informato: le barriere amovibili cui lei fa riferimento riguardavano il progetto del Lungomare Regina Margherita che nulla ha a che fare con quello di via del Mare in oggetto.

  5. La soluzione amovibile sarebbe potuta essere più appropriata! Comunque i lavori non sono stati autorizzati nè concordati in Conferenza dei servizi soprattutto riguardo alle “torri” per le telecamere sproporzionate rispetto agli standar europei. La speranza di molti Brindisini e che vi sia un addebbito dei costi inutili considerando l’aggravio di spesa che soluzioni arbitrariamente assunte e sproporzionate hanno prodotto, con tutte le conseguenze architettonicamente inaccettabili…

  6. Certo che L’Autorità Portuale potrebbe rendere noti e pubblicare sui giornali on line tutte le fasi del procedimento dall’indizione della gara d’appalto alle prescrizioni del comune, ma soprattutto dovrebbe certificare che le recinzioni sono veramente di COR-TEN perchè già si intravedono le macchie di ruggine sul cemento.
    Sarebbe ora che l’A.P. si trasferisse lontana dalla citta liberando la STAZIONE MARITTIMA ANZICHE’ CONTRUIRNE ALTRE DI MINO PREGIO

    • Se ci dà il suo nome e cognome, signor Mino, lo gireremo all’Autorità portuale, così che possa darle tutte le informazioni che chiede da giorni. Poiché ci sembra particolarmente interessato, potrà sapere direttamente ciò che le serve conoscere. Così acceleriamo i tempi, non crede?