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È uscito da qualche giorno in libreria Cedi la strada agli alberi (Chiarelettere), il nuovo libro di Franco Arminio. Scrittore, poeta, “paesologo”, Arminio pubblica questo volume che raccoglie la sua produzione poetica dal 1978 al 2016 e continua a parlarci (dopo Terracarne, Cartoline dai morti, Geografia commossa dell’Italia interna) di amore e di terra, di vita e di morte, cogliendo una nuova occasione per colpire i nostri sensi con immagini e musicalità senza tempo.

alberi

Tornano prepotenti i temi dello sguardo e dell’attenzione: sono gli occhi, la ricerca della luce, l’urgenza di camminare e di appropriarsi – così – di un luogo, a dover guidare i nostri giorni, a regalare la gioia dell’esistere. E ancora, vi si formula l’auspicio che ognuno possa concedersi “una vacanza/ intorno a un filo d’erba,/ (…) al silenzio e alla luce,/ alla muta lussuria di una rosa”, o che possa trovare uno scalino e riposarsi con la faccia al sole, prendersi un angolo del proprio paese e renderlo sacro, celebrando quelli che alcuni riterranno “il minuto più inutile della tua vita”. Sono poesie che invitano all’esercizio dell’attenzione verso le forme del mondo e verso gli altri, per ristabilire quel senso di comunità che pare sopito e venire incontro al nostro bisogno di imparare da chi conosce il vento e gli alberi, così da sentirci nuovamente uniti a ciò di cui siamo parte. Ma quelle di Arminio sono anche poesie militanti, dove all’elemento elegiaco si affianca la passione civile: l’impegno per la salvaguardia dell’Italia interna, delle comunità montane lungo l’Appennino, dei paesi travolti dai terremoti. Un lavoro ampio, ricco, che parla al lettore con una lingua semplice, dolce, prossima e antica al tempo stesso.

Diana Politano

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