La Cattedrale di Otranto è stata la sua prima fonte di ispirazione: dopo di questa, Gino De Rinaldis ha realizzato una collezione di opere, unite in una collezione e ora in una mostra, appunto, “Cattedrali”, inaugurata il 22 marzo e visitabile fino al 30 aprile 2025 al Castello Aragonese di Otranto e curata da Massimo Guastella.
Costruito nel XII secolo dagli Aragonesi e successivamente ampliato dai Turchi, il castello è stato teatro di numerosi eventi storici e rappresenta oggi un’icona dell’architettura medievale in Italia e si rivela essere il luogo perfetto per ospitare il soggetto di una mostra come questa.
La mostra è già stata esposta la scorsa estate presso la Off Gallery del MUST, Museo storico della Città di Lecce.
Gino de Rinaldis è un artista nato a Lecce nel 1954, dove tuttora vive e lavora: inizialmente medico, coltiva la passione per l’arte che lo porta a sviluppare la sua indole artistica da autodidatta.
La doppia carriera non ha però impedito di dare sfogo all’arte, in particolare all’omaggiare la monumentali e la sacralità, in questo caso, dell’architettura religiosa, quella delle cattedrali.
La sua tecnica è particolare e incuriosisce l’occhio dell’osservatore: il colore è spento e secco e le figure non sono realizzate per quel che sono realmente; piuttosto, viene data l’impressione della figura stessa attraverso dei tratti, quasi dei fili, orizzontali o verticali, simulando il contrasto di luci e ombre.
La mostra “Cattedrali” si inserisce in una lunga tradizione artistica che ha visto le chiese e le cattedrali protagoniste della pittura e della scultura, dal passato fino agli artisti contemporanei. De Rinaldis reinterpreta questo tema con uno stile unico, coniugando il rigore dell’architettura con la leggerezza dell’espressione pittorica.
Da sempre, questi monumenti sono simbolo di venerazione e di raggiungimento del divino attraverso l’altezza e la propria maestosità.
Le cattedrali gotiche in particolare erano l’espressione terrena della volontà di avvicinarsi a Dio attraverso il lavoro e il sacrificio della loro realizzazione, come atto di fede.
Più una cattedrale era alta e maestosa, più si credeva che fosse in grado di avvicinare i fedeli al cielo: l’altezza delle navate, delle torri e di guglie sempre più slanciate verso il cielo determinava il cammino umano verso il Regno dei Cieli, mentre la luce filtrata dalle immense vetrate simboleggiava la presenza divina che illuminava l’anima.
Alcune delle più famose rappresentazioni pittoriche di cattedrali nella storia dell’arte sono certamente quella di Rouen, una serie composta da 30 tele realizzate da Claude Monet tra il 1892 e il 1894, dove l’impressionista francese si soffermò sullo stesso soggetto studiandone l’immagine in base alla luce naturale delle condizioni atmosferiche e del momento della giornata.
Ricordiamo anche la Chiesa di Auvers-sur-Oise (1890) di Vincent Van Gogh, le Vedute di San Marco (XVIII secolo) del Canaletto, o ancora L’Interno della Cattedrale di Notre Dame (1914) di Henri Matisse.
Aurora Lezzi