Se avessi un cliente così, vivrei certamente di rendita: nella convinzione collettiva, tante più cause patrocina un’avvocato, tanto più ricco dovrebbe essere.
Il cliente ideale, sogno di tutti gli avvocati, stando a quanto si legge dall’apertura della pagina del sito alla voce “Delibere”, è proprio lui, il nostro Comune di Brindisi.
Ogni pagina contiene 20 risultati, e la prima di oggi, su 20 voci, ne indica ben 10 di contenzioso vario tra decreti ingiunti, ricorsi al tar, citazioni ed appelli (la seconda pagina ne contiene 11 su 20 e la terza 10 su 20). Ci deve essere una considerevole litigiosità nei cittadini di brindisi, oppure la fonte litigiosa consta in un’azione amministrativa manifestamente poco diligente od imperita, ma tant’è che il contenzioso (le cause per intenderci) sono davvero tante. A ben guardare, ciò che emerge con lapalissiana evidenza sul sito dell’Ente, è l’ingiustificato, almeno sotto l’aspetto numerico, ricorso alla Sezione del Lavoro del Tribunale di Brindisi di dipendenti con le più disparate qualifiche e per importi modesti in alcuni casi (€ 850,02), nonché di dirigenti per importi molto consistenti (circa € 50.000,00). Cresce la mia invidia per non aver anch’io un cliente cosi litigioso, giacché adesso vanterei da un lato, il rispetto dei miei colleghi per l’enorme mole di lavoro, e dall’altro, un credito infinito per la mia futura ricchezza.



Prescindendo dai miei sogni di gloria forense, suscita in me la irresistibile curiosità di conoscere le ragioni per la quale il Comune di Brindisi è cotanto sommerso da azioni giudiziarie, e sopratutto, il modus operandi di una struttura che necessita di difese tecniche senza dubbio di arzigogolata concezione giuridica. Eppur si legge, in alcuni passaggi di una relazione illustrativa del competente settore legale nella adozione dell’atto di incarico di costituzione in giudizio, che solo dopo un mese dalla notifica da parte di un dirigente di un decreto ingiuntivo all’Ente, l’Ufficio legale chiede ai competenti Uffici “elementi cognitivi e documenti utili ad interporre eventuale opposizione al decreto ingiuntivo”. Orbene, considerato che il termine per proporre l’opposizione ad una ingiunzione è di 40 giorni, il mio entusiasmo iniziale di aver tale cliente, comincia a scemare poiché sono particolarmente lento ed in soli 10 giorni non riesco a studiare ed al contempo scrivere l’atto.
Ma ancor peggio, ed a far attenzioni alle parti, il vero timore per l’avvocato nel costituirsi per il cliente “facoltoso” potrebbe essere quello di ritrovarsi come avversario qualcuno che si conosce bene, addirittura rasentando la incompatibilità: se l’avvocato è del Comune e la controparte è pure del Comune, un qualche sorta di imbarazzo lo proverei.
Insomma la iniziale difficoltà dovuta alla mia lentezza, benché avvezzo a confezionare atti giudiziari che necessitano approfonditi studi sia del diritto che della giurisprudenza per poi essere debitamente scritti e cristallizzati in un atto di formale opposizione, diventa quasi di poco rilievo rispetto al dover scrivere atti contro “amici” o “colleghi” e magari, come nel caso di una amministrazione, gerarchicamente superiori.
Ma forse, le mie congetture, non sono poi così tanto esatte, magari il cliente “facoltoso & litigioso” non ha nessuna colpa se gli altri gli fanno causa con così tanta frequenza, e la relativa colpa è attribuibile soltanto a quest’ultimi.
Rammento il racconto del <<Pellegrino e del Martire>>, di tal Vittorio RUSSO che soleva dire, in alcuni passaggi del suo racconto, che solo chi lavora ha la necessità del riposo e della pace, ma se questa pace e riposo gliela fornisci senza che si sia stancato, non l’apprezzerà di certo. Ed allora, questa amministrazione dovrebbe fare prima il miracolo di fornire un lavoro ai suoi cittadini (possibilmente faticoso) dopodiché, dovrebbe inventarsi qualcosa per donare la pace e la tranquillità agli stessi. Ecco, forse in questo modo non avrebbero motivo di essere cosi litigiosi e godendosi la pace dopo la fatica, non avrebbero la forza e le energie di fare cause contro la propria amministrazione.
In dubiis abstine, cioè nel dubbio astieniti. E così lascio stare il sogno di gloria di numerose questioni poste all’attenzione del grande avvocato che sarei potuto esser con cotante cause giudiziarie, poiché non ho ancora compreso il motivo delle stesse e, dunque, la loro reale natura.
E d’altronde, se dovessi perdere, chi glielo direbbe ai miei concittadini che sono proprio loro quelli tenuti al pagamento in favore delle controparti, e come se non bastasse, dovrebbero pagare anche me come se avessi vinto le loro cause?
Non so se ti vorrei, caro cliente
Avv. Fabio LEOCI
(cittadino)




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