Antonio Carito

Da sempre sono convinto che l’esercizio di un’attività imprenditoriale comporti non solo il perseguire interessi economici di parte, ma anche l’assolvere ad una funzione sociale. Per un’azienda assumere in sé le responsabilità sociali talvolta  genera  implicazioni tali da rivelarsi dannose per gli interessi economici della stessa azienda (danni anche in termini di mercato), ma ciò non può in alcun modo limitare l’assolvere a doveri etici/morali, il non farlo sarebbe un dare via libera alle “barbarie”. Per le ragioni sin qui esposte, ritengo doveroso esporre la mia personale posizione circa i “ Viaggi d’Istruzione – Gite Scolastiche”.

“Viaggi D’Istruzione”. Un settore da molti considerato di serie B , nonostante coinvolga di fatto l’intera popolazione scolastica Italiana (circa 7.200.000 studenti) ,quindi quasi tutte le famiglie, con un fatturato globale che va ben oltre € 1.000.000.000. Un settore che vede partecipi operatori turistici, mezzi di trasporto (aerei-bus-navi-ferrovia) , hotel, ristoranti, guide, musei, parchi a tema, aree archeologiche, per farla breve tutto quanto è collegato all’industria della ospitalità.

Premesso che,

per “Viaggio d’Istruzione” va inteso un turismo che porta in se il desiderio di conoscere, di scoprire cosa c’è dietro l’angolo, questi valori talmente ovvi da apparire scontati, hanno in un mondo che sembra recuperare in larga parte i segni dell’intolleranza e dell’esasperato individualismo (accompagnato da ignoranza),  un’attualità che non è certamente legata alla sola problematica dell’immigrazione  ma che sicuramente  investe il nostro volere essere “cittadini del mondo”. Conoscere culture diverse significa comprenderle, riconoscerne l’umanità, aprire noi stessi a diversi stili e interpretazioni di vita.  Le destinazioni dei nostri viaggi dovrebbero aiutarci a  comprendere la civiltà di chi in quei luoghi ha vissuto e vive . Non di rado i luoghi che visitiamo hanno nel tempo subito modificazioni sostanziali che altro non sono che il frutto della vita delle diverse generazioni, lo studiarle ci aiuta a meglio comprenderne le evoluzioni sociali.

Al tempo stesso è limitativo visitare Musei, Siti Archeologici, Parchi Naturali, Modelli Architettonici, Impianti di Produzione, Istituzioni, senza conoscere il popolo di cui ora sono segno e  testimonianza. Il turismo scolastico allora, per queste sue originali valenze, dovrebbe recuperarsi e proporsi come naturale complemento al percorso di studi.

E’ di tutta  evidenza che,  in realtà non si vuole toccare il vero problema legato alle gite scolastiche o meglio non si vogliono affrontare concretamente le cause che hanno svilito la funzione  dei  “Viaggi d’Istruzione ” sino in molti casi a  ridurle a semplici gite fuori porta programmate senza un reale contenuto  didattico/educativo e spesso ideate più per andare incontro a fantasiose esigenze di chi all’interno della scuola si ritiene un “esperto”,  che a quelle degli studenti.

Inutile nasconderlo, le gare per l’assegnazione dei viaggi d’istruzione per svariate e talvolta “non nobili ragioni” lasciano molto a discutere, tutto ciò ha portato ad un degrado fatto di “miserie umane” e clientelismi che è sotto gli occhi di tutti (da noi già evidenziato al MIUR). E’ evidente che, solo Il ritorno al buon senso (non vogliamo usare il termine Legalità), può essere l’unica via per ridare la giusta dignità e valenza ai viaggi d’istruzione.

La funzione della Agenzia Viaggi o del Tour Operator è ridotta al rango di semplice preventivista, a fare gli itinerari (talvolta alquanto cervellotici), a scegliere mezzi di trasporto, hotel, ristoranti, sono spesso persone (all’interno della scuola) che non hanno la necessaria capacità e conoscenza tecnica delle problematiche legate ad un viaggio di gruppo e che stressano non poco le segreterie. La prima e imprescindibile richiesta che perviene alla Agenzia Viaggi è quella di garantire “il prezzo più basso” e le gratuità (che oramai sono in ragione di un docente ogni 10 paganti), mortificando in tal senso professionalità e standard di sicurezza. In molti casi non vi è alcuna reale comparazione dei servizi offerti, in altri casi prevalgono “ragioni” non meglio precisate.  Manca una seria programmazione ed una educazione al viaggio, un viaggio che non deve mirare al lusso non necessario e talvolta diseducativo; sempre più spesso vengono richiesti hotel 4****, a differenza degli studenti stranieri che soggiornano anche  in Ostelli. Per non parlare delle condizioni “capestro” e spesso irragionevoli che vengono imposte agli operatori turistici, condizioni e normative che ogni istituto applica a proprio modo a seconda di come intende “orientare” la gara.  Per quanto ovvio, non vogliamo “generalizzare”, vi sono istituti in cui tutto avviene con coscienza e rispetto delle regole, così come riconosciamo il ruolo fondamentale del docente accompagnatore senza il quale non potrebbero più esistere i viaggi d’istruzione. Quello del docente accompagnatore è un ruolo di  grandi responsabilità e notevole impegno, ai  docenti che con spirito di sacrificio e grande dedizione verso i propri studenti  accettano tale gravoso compito  va tutto il nostro ringraziamento. Il problema da noi posto non investe di certo loro, ma bensì la fase dell’organizzazione e aggiudicazione della gara.

E’ quindi nella comprensione del valore didattico e sociale del Turismo Scolastico che occorre insistere per evitare il riproporsi di stucchevoli polemiche quali quella che tempo addietro ha visto protagonista il Presidente della Associazione Presidi il quale, su una spinta emotiva a seguito di un tragico evento, richiedeva la cancellazione tout court dei “Viaggi d’Istruzione”.

Il Presidente dell’Associazione Presidi con il suo intervento non ha fatto altro che darci ragione, egli infatti per primo ammette che i “Viaggi D’Istruzione” sono oramai ridotti al rango di semplici gite di evasione che, a suo dire, gli studenti fanno oramai in proprio utilizzando le tante offerte low cost;  bene farebbe il Presidente dell’Associazione Presidi a chiedersi il perché è accaduto ciò, e bene farebbero a guardare in casa propria su come sia potuto accadere che il “viaggio d’istruzione” abbia perso la  sua originale connotazione, che a nostro avviso resta un valore aggiunto irrinunciabile nel percorso di studio.

Possiamo quindi affermare che, il viaggio d’istruzione sarà realmente tale se per primi gli operatori scolastici lo imposteranno correttamente, ma se loro per primi non sanno distinguere un viaggio d’istruzione da altro tipo di viaggio/vacanza individuale, viene lecito chiedersi: “di cosa stiamo parlando?”

In ultimo (ma non per importanza) mi permetto di evidenziare che la problematica è talmente grave che di certo non può essere la singola Agenzia Viaggi ad affrontarla. Il comparto è troppo debole strutturalmente per poterlo fare, i Big del Turismo Organizzato per le ragioni qui esplicitate preferiscono tenersene alla larga. E’ necessario rimodulare il rapporto con le Istituzioni Scolastiche che troppo spesso intendono “l’autonomia” come una sorta di “libero arbitrio“ interpretando a proprio modo le norme di Legge, quando invece le norme si dovrebbero semplicemente applicare e rispettare.  Le norme esistono e sono ben chiare, sia quelle in materia di appalti pubblici e sia quelle in materia di Codice del Turismo. E’ un mercato molto frazionato, dove ad operare sono per lo più micro imprese che non hanno la forza per opporsi a comportamenti non lineari. I ricorsi comportano ingenti spese che non sono giustificate in relazione alla redditività (bassissima) che un viaggio d’istruzione produce e poi vi è sempre il pensiero che anche se non ci si è aggiudicati un viaggio, magari si spera nella compensazione con altro viaggio. In tale contesto a volte prevalgono di più determinate relazioni personali (che in una gara pubblica non dovrebbero trovare spazio) anziché il miglior rapporto Qualità/Prezzo.  Il fare presente ad un Istituto Scolastico eventuali “anomalie”  comporta antipatie e risentimenti tali che, di fatto, si traducono nel non essere mai più invitati a partecipare alle gare di quell’istituto ma anche in altri (a cui in nome di una malintesa solidarietà di casta, si viene opportunamente segnalati come “rompiscatole” da evitare ed isolare).  Occorrono interventi Legislativi o Linee di indirizzo  ancor più pregnanti, ma sia il MIUR sia gli Uffici Regionali si trincerano dietro la circostanza che gli Istituti Scolastici godono “dell’autonomia”.  Ma l’autonomia non può essere una zona franca in cui ognuno fa ciò che gli pare.  Il capitolato d’oneri a suo tempo stilato tra Ministero della Pubblica Istruzione e Operatori turistici, a parte il fatto che viene spesso ignorato, non è più attuale e va rivisto alla luce delle nuove normative in tema di “pacchetti turistici tutto compreso”.

Antonio Carito

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