“Caporalato”

Tre giovani donne, lavoratrici, mamme, mogli, restarono sull’asfalto.

Le tre braccianti erano state ingaggiate all’alba di quel tragico mattino. In un furgone, la cui capienza prevista era di 9 persone, ne erano state sistemate il doppio.

Subito dopo l’incidente, alcune donne furono ricoverate le altre, quelle rimaste illese, si diedero alla fuga nel timore di essere poi chiamate a testimonianza.

Ovviamente furono, nel proseguo delle indagini, tutte identificate.

Così avvenne per l’autista del mezzo, immediatamente denunciato per omicidio plurimo colposo, unitamente all’autista del camion che proveniva dal senso opposto.

L’attenzione degli inquirenti fu rivolta però alla modalità di reclutamento di quelle 18 braccianti coinvolte, loro malgrado, al luttuoso incidente.

Le testimonianze raccolte dai Carabinieri, accertarono – intanto – che la retribuzione giornaliera percepita dalle interessate, risultò molto al di sotto di quanto previsto dal contratto.

Altresì importante la circostanza accertata che, a corrispondere la retribuzione, fosse lo stesso autista del furgone, un ruolo svolto per conto di una società conserviera.




Come spesso, purtroppo accade nel nostro Paese,  solo in presenza di drammatiche circostanze, vengono accesi i riflettori su un determinato tema.

Sul tema del “ Caporalato “ vennero effettuati, sempre dai militari dell’Arma, capillari controlli in tutta la nostra Provincia, con risultati che videro denunciati in Magistratura vari intermediari di lavoro, oltre al sequestro degli automezzi adattati al trasporto di persone.

E’ opinione collettiva  “ nel settore agricolo “, che accettare irrisori compensi, rappresenta per centinaia e centinaia di donne, in particolar modo,  l’unica possibilità di lavorare purtroppo anche in nero.

Il caporalato è un fenomeno presente sopra a tutto nel settore agricolo ma, anche, nel settore edile e, consiste, chiaramente, nel reclutamento di lavoratori che vengono trasportati sui campi o cantieri edili, e messi a disposizione di un’impresa. Ovvio immaginare che trova terreno fertile in persone in grave difficoltà economica.

In Gazzetta Ufficiale del 3 novembre 2016, fu pubblicata la Legge n. 199/2016 di contrasto al caporalato.

Finalmente, dopo decenni, un provvedimento legislativo per combattere il lavoro nero.

Pertanto, con l’entrata in vigore della Legge, il caporalato è inteso come intermediazione illegale e sfruttamento lavorativo.

Sono da considerarsi reati di sfruttamento anche la reiterata corresponsione di retribuzioni al di sotto da quelli previsti dai contratti.

In base alla Legge, chi commette il reato di reclutamento è sanzionato con pene fissate da 1 a 6 anni di reclusione e multe da 500 a 1000 euro per ogni lavoratore reclutato.

Qualora poi, venisse accertata la violenza o la minaccia, la pena detentiva sale a 8 anni e la multa sino a 2000 euro.

In base alla norma, inoltre, è prevista la confisca dei beni, del denaro o delle altre utilità dei responsabili e, che i proventi delle confische, vadano al Fondo “anti-tratta vittime del reato di caporalato”.

La legge ha disposto la modifica dell’art. 603-bis del codice penale e pertanto costituiscono aggravanti, rispetto alle suesposte sanzioni, le seguenti circostanze:

  • Il numero dei lavoratori reclutati superiore a tre
  • Se uno o più soggetti reclutati risultassero minori in età lavorativa
  • Aver esposto i lavoratori sfruttati in condizione di grave pericolo

 

Rag. Giancarlo Salerno

Via Giovanni XXIII n. 13/B

Cell. 347/6848604

 

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