Cani randagi vittime dell’intolleranza, AIDAA: “Serve più tutela”

BRINDISI –  Bella e Tommy sono due meticci che vivono nella periferia della città, presso lo stabilimento Enipower inserito nel polo petrolchimico di Brindisi.

Entrambi sono regolarmente accuditi e curati da una volontaria anche per la periodica profilassi e tutti gli aspetti sanitari di cui si fa carico, ma, fondamentalmente la dedizione e l’amore sono gli elementi basilari rivolti a queste due creature, così come ogni animale, già abbastanza sfortunato in strada, dovrebbe ricevere.

“Il randagismo è un fenomeno sociale che continua ad insistere sul nostro territorio – ha dichiarato Antonella Brunetti di AIDAA – una piaga di rilevanza esponenziale già normativamente affrontato nel lontano 1991 e recepito a livello regionale nel 1995, in modo tale da contrastarne la proliferazione con metodi non cruenti e in linea con i percorsi legislativi europei in atto. La situazione dei canili in Italia, nel Sud ed in particolare in  regioni come la Campania,  la Sicilia, la Calabria, è il risultato di un concepimento errato e distorto rispetto ai principi universali dei diritti degli animali, al loro riconoscimento di esseri senzienti e di animali sociali , cui sola cattura, in realtà ormai impraticabile , ha visto la nascita e il mantenimento ‘ad vitam’ degli animali recuperati e destinati a  luoghi di detenzione, concentramento di viventi privi dei basilari principi di libertà che devono essere soddisfatti per garantire il benessere psico-fisico dell’animale,  strutture che dovrebbero avere  il solo compito di “cura e transito”.

Bella e Tommy vivono stabilmente sul territorio da diversi anni, e sono sotto tutela dell’autorità sanitaria locale, quale il sindaco, che secondo i dettati del codice civile ne risulta responsabile. Come spesso accade, gli animali liberi sull’habitat sono amati da tanti e odiati da alcuni, ma ciò non autorizza nessuno a ledere il diritto all’esistenza altrui, infatti, da alcuni mesi, i due cani sono oggetto di intolleranza e dispetti da parte di ignoti a tal punto da metterne a rischio l’incolumità psico-fisica.

Bella è stata accalappiata e condotta in canile a seguito di una segnalazione, entrambi sono scomparsi per circa dieci giorni per poi essere rinvenuti in precarie condizioni fisiche, deperiti e disidratati come se qualcosa avesse impedito loro di ritornare nel luogo abituale dove ricevono sostentamento, altre fonti rivelano che qualcuno voglia eliminarli, e proprio per tale motivo sono state avviate delle indagini con il monitoraggio della zona in questione.

“Per una maggiore tutela – ha concluso la Brunetti – sarebbe necessario dare immediata esecuzione all’istituzione del cane di quartiere per tutti quei cani che vivono da anni sul nostro territorio, già accuditi da un tutore-volontario e risultano compatibili con la vita urbana o comunque dare compimento alla LR n. 26 del 9 agosto 2006. La gestione dei cani randagi da parte di figure zoofile è garanzia di animali in buone condizioni di salute, soprattutto attenendosi a elementari regole di civile convivenza, e potrebbe favorire una condotta rispettosa da parte del cittadino poco tollerante”.

Redazione

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