BUON WEEKEND – “MA QUANT’È SUBDOLA QUELLA COSA LÀ!” – di Gabriele D’Amelj Melodia

Stamattina fa freddo. Anche se è sabato: già, la temperatura se ne catafotte dei giorni festivi, delle nostre aspettative, delle nostre illuse speranze. Io, per esempio, oggi volevo starmene sottocoperta ancora per un bel po’, prima di alzarmi per scrivere queste quattro parole di saluto per voi newspammari mattutini, e invece…” Gabriè, la caldaia! La caldaia non è partita!”- mi urla nell’orecchio sinistro la mia mugliera, con in tono di voce così drammatico manco mi annunciasse un terremoto di magnitudo sei. “Mo’ parte, mo’ parte…” replico con la speranza di farla franca. “No, vai, sola certo non parte, vai che fa freddo!”. Mi alzo smoccolando, infilo vestaglia e cappello di lana, e prendo la dura via del balcone dove, nello sgabuzzino, vive da anni la nostra vecchia, bisbetica caldaia. Una vera stronza, che fa la brava solo a ottobre, il giorno in cui viene il nostro tecnico, una gran chirurgo di dolci parole e di salate parcelle. Apro lo sportello ed eccola là, con quella sua aria finto-innocente. Osservo guardingo, scruto, palpeggio il bottone, lo premo stupidamente con l’illusione di una botta di culo che faccia ripartire subito la bestia,  ma niente, rimane ferma e muta, anzi sembra che mi stia sorridendo per prendermi per culo. Smoccolo, tanto non mi sente nessuno. “Buongiorno signor Gabriele, problemi con la caldaia, vero?” La mia dirimpettaia, con la sua brava scopa in mano, mi becca per l’ennesima volta mentre invoco Santi e Santissimi. La signora Pina è una tosta, capace di scopare il balcone alle undici di sera e/o alle sei del mattino. “Hhm, sì, ma ora risolvo, grazie…”.

Mi rituffo nella caldaia. Le do un paio di pugnetti, poi una carezza, apro la valvolina, faccio entrare un po’ d’acqua, poi richiudo la valvola e gli occhi, attendendo il salvifico “Woom!” che  però non arriva.”Grandissima stronza, maledetta, dispettosa, riparti, ti prego!”. ”Beh, l’hai fatta ripartire si o no?” incalza la mia metà dalla finestra socchiusa”. “E un attimo no, non sono mica Mandrake!”. Continuo a toccare a  casaccio ogni pulsante, tubicino,  interruttore, ma tutto è vano. Mi viene da piangere, mi sento frustrato e gabbato. E ho anche freddo. Tutto di un tratto si apre il finestrone e irrompe sulla scena mia moglie in accappatoio e turbante da odalisca. “ Levati, va’, fammi dare un’occhiata!”. Mi faccio da parte, confuso e felice, mentre Masha, che ha seguito la padrona, mi lecca la mano per confortarmi. Passano alcuni interminabili secondi, durante i quali la padrona di casa non smette di armeggiare…”Woom!!!” un boato felicita le nostre orecchie: la vecchia troia è ripartita come una locomotiva e la sua fiammella è alta e viva come quella dello Spirito  Santo. Alleluja nel cielo striato di fumo! Io me ne sto lì, imbambolato, mentre mia moglie mi guarda come se guardasse uno di quei millepiedi che spesso passeggiano in balcone. Anche la signora Pina, sempre con la scopa imbracciata, mi guarda fisso, e ho il sospetto che le sue strette labbra da vicina  ficcanaso siano piegate in un sarcastico sorriso.

Così si è aperto il mio weekend, cari amici, e siccome il tempo è volato, non posso che regalarvi questa breve cronaca di ordinaria follia domestica, perché non ho i minuti per proporvi altro. Alla settimana prossima!

                                                                                Gabriele D’Amelj Melodia

 

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1 COMMENTO

  1. Bellissimo e veritiero questo racconto Gabriele
    Io ho imprecato e anche pianto quando qualche settimana fa ho dovuto spendere una cifra per sostituirla e ancora la guardò e dico…..ma cosa avrai di speciale per costare così tanti……tacci tua😡

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