Brindisi è ancora città dell’accoglienza e porto di pace?

porto panoramica

BRINDISI – Cosa è successo alla comunità che nel 1991 fece parlare di sé per l’eccezionale umanità con la quale accolse il popolo albanese, aprendo la strada ad un nuovo modello di accoglienza? La città il cui porto è stato riconosciuto dall’Unesco come monumento di pace e patrimonio dell’umanità – e di cui anche Papa Benedetto XVI, durante la sua venuta a Brindisi, ne ha ricordato tale storica peculiarità – è ancora quella che soli pochi anni fa veniva considerata come una delle più accoglienti del Mediterraneo?

La domanda sorge spontanea a seguito dei sempre più frequenti episodi di intolleranza che si stanno registrando nell’ultimo periodo. Molti ricorderanno il brutale pestaggio (e non è la prima volta che accade) avvenuto qualche mese fa ai danni di un rivenditore di rose; la campagna elettorale appena trascorsa, contrassegnata da episodi in cui si esprimevano valutazioni sull’abbigliamento e sulle abitudini degli immigrati, corredate da insinuazioni frutto del pregiudizio (l’esempio più eclatante fu rappresentato da un comunicato che, a seguito dell’attentato di Bruxelles, poneva l’attenzione su alcuni immigrati che giravano per la città indossando un solo guanto, sotto al quale si riteneva potessero nascondere chissà quale marchingegno pericoloso); oppure la polemica divampata qualche giorno fa rispetto alla vicenda riguardante una ragazza, la quale si pensava fosse rimasta vittima (in via Cappuccini) di molestie da parte di un immigrato, circostanza poi smentita dai fatti; o ancora la insurrezione degli abitanti del quartiere Santa Chiara davanti all’ipotesi che alcuni richiedenti asilo politico potessero trovare collocazione proprio nel loro quartiere; in ultimo, l’episodio odierno, dove una ragazza ha prima raccontato di aver accoltellato degli extracomunitari per difendersi dalle loro avance sessuali per poi ammettere che era stata lei a molestare un povero rivenditore di rose e ad accoltellare dei ragazzi del posto, i quali erano corsi in aiuto dell’immigrato.




La gravità della situazione non è rilevabile tanto negli episodi in sé, quanto nella corsa all’odio ed al pregiudizio che sistematicamente monta sui social – alimentata anche da qualche esponente politico locale -, come se non si attendesse altro che un passo falso dell’intruso che possa giustificare le proprie ragioni (razziste) ed il proprio opinabile credo politico. Tutto ciò, fa da contraltare alla corsa alla solidarietà per la quale i brindisini si sono sempre distinti e che rendeva la nostra comunità apprezzabile – almeno per un aspetto – agli occhi degli esterni.

Ovvio che anche Brindisi paghi lo scotto di un contesto geo-politico profondamente mutato dalla proliferazione del fenomeno terroristico, il quale ha generato un’ondata di odio che sta sommergendo l’intero Mondo Occidentale. Al contempo, però, vi è da sottolineare come la nostra realtà non viva, per il momento, le vicende che stanno segnando la vita delle altre nazioni, né deve fare i conti con il tasso di criminalità “importata” che attanaglia le città del nord Italia; risultano pertanto incomprensibili ed ingiustificabili le reazioni smodate alle quali stiamo assistendo.

Non si vuole passare per moralisti o perbenisti: è giusto esigere il massimo rispetto delle regole della civile convivenza da parte di coloro i quali, da “ospiti”, si permettono il lusso – come avvenuto di recente – di espletare i propri bisogni davanti alle mura storiche della città. Quello che non è ammissibile, però, è relegare ad una posizione di subalternità una minoranza razziale e scaricargli addosso le proprie frustrazioni, senza tenere in debita considerazione il dramma personale che tali persone vivono.

Chiedere empatia nei confronti di questa gente è probabilmente utopistico. Rifuggire tutti assieme da discorsi ed atteggiamenti di matrice razziale, invece, non solo è possibile, ma costituisce un atto dovuto affinché gli errori commessi nel secolo scorso non si ripetano e possa essere riaffermato quello che siamo sempre stati: un porto di pace ed accoglienza.

Andrea Pezzuto
Redazione
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