Antonucci (FI): “Emiliano costringe i pugliesi a curarsi fuori regione”

Antonucci (F.I.): Emiliano costringe i pugliesi a curarsi fuori regione. Negativo il saldo della mobilità sanitaria pugliese. Il numero dei cittadini pugliesi che si curano fuori regione è nettamente maggiore del numero dei pochi pazienti che da fuori regione decidono di curarsi in Puglia. Ciò determina un indice di fuga altissimo (la cosiddetta mobilità passiva).
A tirare le somme è la Fondazione Gimbe che qualche giorno fa ha pubblicato un report sui dati della mobilità sanitaria di tutte le regioni italiane relativi al 2017.
I saldi sono stati calcolati a partire dagli unici dati al momento disponibili, ossia i dati economici aggregati in crediti, debiti e relativi saldi, quale parte integrante dell’Intesa Stato-Regioni dello scorso 6 giugno sulla proposta di riparto delle risorse per il 2019.
Neanche a dirlo, la situazione è disastrosa nelle regioni del sud ed in particolare in Puglia dove si registra un valore in termini di debiti pari a circa 340 milioni/€, crediti per circa 133 milioni/€, determinando quindi un saldo negativo pari a 206 milioni di euro.
Ciò vuol dire che molti pazienti pugliesi sono costretti a fare le valigie e spostarsi in altre regioni per farsi curare, nonostante nelle diverse province della regione vi siano professionisti sanitari eccellenti.
Purtroppo tutto ciò non riflette in alcun modo i principi cardine con cui è stato istituito il nostro Servizio Sanitario Nazionale (Legge n. 833/78 e successive) che dovrebbe garantire a tutti i cittadini, in maniera uniforme sul territorio nazionale, servizi sanitari adeguati, perseguendo così il superamento degli squilibri territoriali nelle condizioni socio-economiche del Paese.
Squilibri territoriali che, almeno da quanto si apprende dall’analisi, sembrano permanere nella nostra regione.
Evidentemente il nostro governatore, nonché assessore regionale alla sanità, non è stato capace di fare scelte valide di programmazione sanitaria che garantissero l’incremento o l’istituzione di servizi laddove carenti o addirittura assenti, il miglioramento della qualità delle prestazioni offerte, la facilitazione dell’accesso alle cure in tutto il territorio regionale, una gestione delle liste d’attesa accettabile e rispettosa della dignità dell’essere umano, l’innovazione tecnologica almeno nei centri di riferimento regionali.
In questo scenario di carenze, dove non vige il rispetto né per il paziente, né per il professionista sanitario che vi opera, si aggiungono i disagi socili e i costi che le famiglie pugliesi sono costrette ad affrontare per spostarsi in altre regioni.
I “fortunati”, quelli che possono sostenere queste spese. E gli altri?
Non c’è che dire, una interpretazione acerba del concetto di “equità nell’accesso alle cure” di strettissima veduta che certamente non è richiamata in alcuna legge sulla materia.
Emiliano sostiene che la Puglia è trainante per l’intero Mezzogiorno. Peccato però che ai proclami non seguano risposte concrete dimostrate dai numeri.

CONDIVIDI

LASCIA UN COMMENTO