Nei giorni scorsi abbiamo appreso da alcuni organi di stampa, che l’Enel avrebbe avviato un sistema di incessante e ostinato controllo sul lavoro svolto dalle imprese appaltatrici.

La notizia ha inevitabilmente attirato la nostra attenzione, avendo da poco ricevuto, da alcuni nostri associati, rimostranze simili se non più gravi.

Sulla questione specifica, sollevata dalla nostra impresa iscritta, abbiamo richiesto chiarimenti e un conseguente intervento agli uffici Enel preposti a livello nazionale, ai rappresentanti locali della società elettrica e a Confindustria Brindisi e siamo, ad oggi, in attesa di un riscontro.

La questione generale ritengo invece che meriti una valutazione attenta e delicata in quanto tale è l’argomento. Mai vorremmo che letture distorte strumentalizzassero la nostra posizione.

Da sempre, oggi più che mai, ANCE, a livello nazionale e a livello locale, porta avanti una battaglia improntata alla richiesta di legalità e trasparenza da parte di tutti gli attori della filiera delle costruzioni.

Ben vengano quindi i controlli attuati dall’Enel e da qualunque committente pubblico o privato operante sul territorio.

Non ricordo più da quanto tempo chiediamo che la stessa attenzione posta alla fase di espletamento e di aggiudicazione della gara sia posta, da tutte le stazioni appaltanti, ai controlli in fase di esecuzione. Questo perché abbiamo assistito ed assistiamo ancora a prezzi talmente bassi nell’aggiudicazione dei lavori che non hanno nessuna congruità rispetto alla manodopera necessaria per lo svolgimento degli stessi. Assistiamo ad imprese che applicano ai propri lavoratori contratti di settore differenti e meno onerosi di quello edile, sino ad arrivare a lavorazioni svolte in totale mancanza di applicazione di qualunque contratto.

Figuriamoci quindi se proprio noi possiamo lamentarci dei controlli che Enel ha iniziato ad effettuare e che ci auguriamo continuino e, anzi, siano avviati anche dagli altri committenti operanti sul territorio.

Ma quello che vogliamo contrastare è il clima di caccia alle streghe nei confronti delle imprese edili. E’ come se si cercasse l’untore piuttosto che cercare di debellare la peste.

La mia non vuole essere una difesa di ufficio, ma è innegabile che negli anni i grandi committenti hanno guardato di più al prezzo che alla qualifica delle aziende a cui assegnare gli appalti. Tante volte le imprese si son sentite dire che a Brindisi non si riesce ad essere competitive con i prezzi perché abituati al guadagno facile, quello senza ingegno e sudore.

Molte aziende che lavoravano nel settore industriale sono state fatte fuori dagli uffici acquisti, il procurement della grande committenza, bollate come incapaci di esprimere un prezzo competitivo. Questo molto spesso in virtù della politica del taglio dei costi nelle forniture.

I fatti hanno, però, dimostrato qualcosa di diverso.  E’ nel massimo ribasso che si annida il malaffare, il lavoro nero, la mancanza di qualità delle forniture.

L’affidamento dei lavori tramite questa procedura, infatti, non ha fatto altro che avviare una competizione fra le imprese volta verso il basso che, come sempre da noi sostenuto, invece di creare ricchezza ha prodotto un impoverimento sempre maggiore.

Oggi ciò che ANCE ha sempre denunciato è sotto gli occhi di tutti ed ecco perché non possiamo accettare che le responsabilità siano fatte ricadere solo ed esclusivamente sul sistema imprenditoriale.

Dov’erano tutti gli altri attori del sistema dai tecnici ai committenti? Si giravano dall’altra parte?

Le imprese che vogliono operare correttamente sono quelle che oltre a rispettare le regole investono nella formazione delle proprie maestranze. Tutto ciò ha un costo che però dovrebbe trasformarsi in maggiore qualità ed efficienza del prodotto e del servizio reso al committente. Dovrebbe essere questo il livello sul quale si sarebbe dovuta svolgere la competizione fra le imprese ed è su questo piano che i committenti dovrebbero scegliere l’impresa esecutrice dei propri lavori.

Il legislatore pubblico nel fissare nuove regole negli appalti di servizi e forniture, su indicazione precisa dell’Anac di Cantone, ha debellato completamente la formula del massimo ribasso dal sistema di aggiudicazione, ritenendolo uno dei maggiori responsabili dei guasti del settore.

Per restituire la giusta serenità al lavoro anche nel comparto della grande committenza del nostro territorio, l’invito, rivolto a tutti gli attori, è quello di fare autocritica ripensando ai propri sistemi.

L’unico modo per uscire dall’impasse, a nostro avviso, è quello di seguire le regole.  Non occorre inasprirle a danno di chi le ha sempre rispettate perché significherebbe far pagare a chi ha sempre lavorato bene, i malefici di altri.

Se, al contrario, continueremo ad assistere ad aggiudicazioni di appalti solo ed esclusivamente nell’ottica del prezzo più basso, tutte le azioni successive saranno solo delle operazioni ipocrite e di facciata che danneggeranno sempre più quelle imprese che coraggiosamente si ostinano ancora ad operare nella legalità.

Pierluigi Francioso (Presidente Ance Brindisi)

 

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