BRINDISI – Uno dei temi che fa più discutere, quello dell’immigrazione. Sulla questione, è intervenuto l’ADOC di Brindisi, nelle persone del presidente provinciale, Giuseppe Zippo, e del volontario scn, Giuseppe Di Giorgio.

“E’ da ormai diverso tempo – si legge nella nota – che si parla d’accoglienza. Brindisi è stata una tra le città virtuose per l’accoglienza negli anni 90’, di coloro che arrivavano dalla vicina Albania. Oggi, dopo circa venticinque anni ci troviamo, nuovamente, a dover fronteggiare il disagio creato dalla massiccia presenza di persone provenienti, questa volta, dal sud del Mondo. I punti di vista, le esigenze e le possibilità sono profondamente cambiate, basti pensare all’ospitalità che siamo, ad oggi, in grado di offrire a persone in cerca di una vita migliore. Il centro d’ accoglienza, di via provinciale S.Vito, lo si guarda quotidianamente con profondo distacco, altrimenti, non si creerebbe la condizione di far soggiornare un numero sicuramente superiore alla possibilità di contenimento dello stesso. Il centro d’accoglienza, è risaputo e palese che  esista, ma noi dell’Adoc ci chiediamo, a quali condizioni? Dall’ esterno, noi cittadini, possiamo solo vedere un numero molto alto di biciclette e mezzi di trasporto, per materiale d’ogni genere, difatti vi è stata una rapida evoluzione da centro d’accoglienza a “favelas urbana”. Altro grossissimo problema è la non conoscenza delle semplici abitudini quotidiane di questi ragazzi, perché di ragazzi si tratta, la maggior parte (80% di uomini circa) non si sa come trascorrono le proprie giornate non per curiosità, né per indiscrezione ma per tutelarli da fenomeni quali il caporalato ed eventuali impieghi nel malaffare”.

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