Spiraglio per i giovani: decontribuzione in vista sulle assunzioni degli under 32. Ma ci sarà ancora da tribolare fino ad ottobre…

Le previsioni di un Pil in crescita dell’1,5% (invece dell’1,1% stimato ad inizio anno dal Governo) dovrebbero concedere maggiori margini di manovra nella predisposizione della Legge di Bilancio che dovrà essere approvata entro il 20 ottobre prossimo.

Forte di queste premesse, il Governo Gentiloni ha preparato un impianto base inerente il cosiddetto “pacchetto giovani”, il quale prevederebbe una decontribuzione pari al 50% che  dovrebbe interessare tutti i neo-assunti a tempo indeterminato di età inferiore ai 32 anni. L’agevolazione dovrebbe valere per i primi due anni: successivamente, il contratto dei beneficiari del provvedimento dovrebbe mantenere una decontribuzione fissa – valevole per tutta la vita lavorativa – pari al 4%, con il 2% che andrebbe a vantaggio del datore di lavoro e con l’altra metà che tornerebbe nella busta paga del lavoratore.

Attualmente l’aliquota contributiva si assesta intorno al 30-33%: con la decontribuzione sarebbe abbattuta della metà, ma lo sconto non potrebbe comunque superare i 3.250 euro annui.

Tuttavia i giovani tra i 30 ed i 32 anni dovranno ancora tribolare per due ordini di motivi.

Il primo risiede nella incertezza che le risorse a disposizione possano bastare per dare corso all’impianto prospettato: il Governo, infatti, se dovesse rendersi conto della insostenibilità dei costi, potrebbe optare per un pacchetto che prevederebbe la decontribuzione solo per gli under 29 contrattualizzati mediante la formula dell’apprendistato.

Il secondo è rintracciabile nel “fuoco amico” annunciato dal Movimento Democratici e Progressisti, che ha minacciato di non votare la Legge se la manovra economica non ricomprenderà investimenti pubblici, aumento delle risorse per la sanità, lotta vera alla disoccupazione giovanile. Così come non mancano pressioni – provenienti da altre fazioni – indirizzate a distogliere parte delle risorse riservate all’occupazione giovanile per investirle nell’aumento delle pensioni.

Insomma, il solito gioco delle parti che favorisce la disaffezione dei giovani verso la politica.

Andrea Pezzuto
Redazione
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