“I tre volti di Ecate” – Recensione di Francesca Taurisano

Un buon crime deve seguire delle regole precise e non ne deve seguire nessuna. Deve avere ritmo, coinvolgere, incuriosire. Deve spiazzare e deve spaziare. Deve inseguire la verità e deve saperne offrire più di una. Se un buon crime è tutte queste cose, “I tre volti di Ecate” di Vito Santoro è decisamente un ottimo crime.

Si inizia con il furto di una statua nella villa di un conte, si continua con un vertiginoso turbine di eventi, personaggi, morti, storie personali, colpi di scena, rovesciamenti di prospettive fino ad arrivare ad un esito spiazzante, anzi a più esiti, un po’ come molteplici sono le facce della dea che la statua rappresenta. Ambientato in una Brindisi in chiaroscuro, il romanzo rivela uno stile essenziale, da serie tv che diventa libro; un ritmo veloce, tachicardico, che corre insieme al lettore che non resta mai indietro, che non si annoia mai. La statua della dea greca Ecate parla, forse, più di quanto potremmo immaginare, parla anche se inanimata, e sembra lei muovere le pedine sulla scacchiera.

“I tre volti di Ecate” è un romanzo da divorare, per ritrovare luoghi a noi familiari e vedere come la fantasia di un autore possa trasformarli in scenografia del male; per ricordarci come nei libri la sorte degli uomini sia sempre legata a dei fili sottili e come una scelta può generare una reazione a catena incontrollabile. E forse anche nella realtà.

Francesca Taurisano

“I tre volti di Ecate” di Vito Santoro.

Edizioni Spartaco. 10 euro.

Disponibile presso la libreria Mondadori Bookstore, corso Garibaldi 38/a dove verrà presentato il 20 gennaio alle 18,30 e sugli store on-line.

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