Facciamo presto, Brindisi merita un futuro

BRINDISI – Riceviamo e pubblichiamo un pezzo di Marino Petrelli in merito alla questione basket.

Smaltita la delusione per la sconfitta a Venezia, che abbiamo commentato in diretta come accade da anni, è tempo di bilanci e prospettive. Dopo Caserta avevamo chiesto ottanta minuti per farci ricredere, per un finale di stagione diverso, per raggiungere i play off che erano ampiamente alla nostra portata. Invece, dopo la vittoria contro Capo d’Orlando, è arrivata la “gita” a Venezia, partita giocata discretamente per una ventina di minuti per poi naufragare nei secondi venti quando si sarebbe dovuto dare tutto per salvare un’intera stagione, anche se senza Cardillo e Donzelli e poi anche Moore alla fine del primo tempo sarebbe stato difficile per tutti giocare alla pari contro una Reyer lunghissima e determinata a non far saltare la propria imbattibilità casalinga (quando scriviamo ha vinto anche le due partite interne contro Pistoia, nda).

Colpe e responsabilità sono di tutti, dal coach Sacchetti che non è riuscito a far assimilare in pieno ai giocatori il suo credo cestistico, agli stessi giocatori che hanno giocato troppo a corrente alternata dimostrando nel finale di stagione di non avere quell’attitudine vincente e di gruppo che invece ha permesso ad altre squadre, per esempio Capo d’Orlando, di andare oltre le aspettative e giocarsi la post season anche da protagonisti.

In un articolo su Basketinside.com ho dato cinque alla stagione complessiva della New Basket. E’ vero, non c’era stato nessun proclama ad inizio stagione ma l’arrivo dell’allenatore campione d’Italia aveva fatto credere un po’ a tutti che i playoff fossero un obiettivo del tutto adeguato al valore della squadra. L’avvenuta qualificazione alle Final Eight di Coppa Italia, anche se per meriti non propri, aveva fatto sperare in un ottimo girone di ritorno, ma le aspettative non sono state rispettate e la squadra si è progressivamente sciolta, mancando di intelligenza e lucidità nei momenti chiave della stagione e in alcune trasferte. Unica attenuante, i tanti infortuni durante la stagione, ma non giustifica il rendimento di alcuni giocatori molto al di sotto delle attese.

I PUNTI PRESI E GLI ITALIANI – Nel girono di ritorno, in quasi tutte le trasferte abbiamo subìto abbondantemente sopra gli 80 punti, 84 a Trento, 98 a Reggio Emilia, 90 a Torino, 86 a Caserta e Venezia, solo per ricordare quelle più alte, e con questi punteggi vincere è praticamente impossibile. Nelle uniche trasferte intorno agli 80 punti, una è stata vinta a Brescia, ma dovendo segnare 91 punti, l’altra a Sassari quasi vinta. Il parco italiani si è mostrato deficitario e quello di Samuels alla fine si è rivelato un acquisto sbagliato. All’Enel è mancato qualcosa difficilmente reperibile sul mercato: la grinta e la mentalità, doti che bisognerà assolutamente acquisire in futuro se si vorrà alzare l’asticella. Si riparte da coach Sacchetti, nonostante le sirene torinesi e di qualche altra squadra che ha bisogno di rifondare, da Cardillo, Donzelli (sperando di vederlo finalmente in campo integro e senza infortuni) e Mesicek, poi… chissà.

Andrà via M’Baye, che per tre quarti di stagione ha fatto vedere grandi cose salvo arrivare a fine campionato stanco, prevedibile e quasi desideroso di finire presto per dedicarsi ad altro, e non a caso avrebbe già firmato a Milano per le prossime due stagioni. Moore e Carter, il primo miglior tiratore da tre della stagione regolare, il secondo che ha avuto una crescita esponenziale partita dopo partita, sono destinati ad altri lidi. Phil Goss, arrivato a novembre e uno dei pochi a crederci fino alla fine anche a Venezia, uno che ha portato esperienza e grinta da vendere, sarebbe felice di rimanere ma senza un progetto concreto e senza sapere quale sarà il futuro societario non può azzardare una riconferma.

RINNOVO ENEL E NODO PALASPORT – Già, il futuro. Che al momento sembra nebuloso e con tante incognite, legato in maniera indissolubile al rinnovo del main sponsor, che già durante la stagione ha manifestato più di qualche mugugno, e al nuovo palasport in rispetto alla nuova regola imposta dalla Federazione che ogni impianto dovrà avere almeno 5 mila posti a sedere dai play off della prossima stagione e poi obbligatori dalla prima giornata nel campionato 2018/2019. Una mossa che fa male alle “piccole” della Lega A e che pone diversi interrogativi se proseguire a fare basket o meno in piazze, magari meno storiche, ma dal sicuro entusiasmo e dal riempimento facile delle strutture, leggasi Brindisi, Capo d’Orlando, Pistoia e altre.

Brindisi - Torino“Purtroppo il campo ha dato un responso diverso, ma siamo vivi e siamo pronti a ripartire. Noi soci ci siamo guardati in faccia e abbiamo deciso di continuare ad investire, ma un grande progetto si costruisce con il rinnovo del main sponsor e con un impianto degno di tal nome, non solo per il basket, ma per il territorio – ha dichiarato pochi giorni fa in conferenza stampa Fernando Marino, presidente del sodalizio brindisino -. Ecco perchè il primo passo è quello di chiedere una risposta al main sponsor, che sia certa, chiara e rispettosa del nostro progetto”.

Il problema della capienza è venuto fuori da un mese ma a oggi non c’è stato avuto alcun invito da parte dell’amministrazione comunale per parlare del futuro. La Federazione, per concedere una deroga, vuole vedere un progetto di una nuova struttura o di un ampliamento della vecchia, per ora non ce ne sono. La sindaca Carluccio, da tempo impegnata a tenere incollata una maggioranza troppo disomogenea tra i vari esponenti dei partiti e movimenti che la compongono, si è mostrata finalmente più sensibile al problema dichiarandosi “pronta a fare la sua parte purchè la società e i suoi soci manifestino l’interesse a tenere la squadra a Brindisi per un progetto pluriennale”. Lo vuole questa dirigenza, lo vuole la città e lo vuole, anzi lo pretende, la tifoseria più bella e appassionata d’Italia. La stessa che anche a Venezia ha fatto grandissimi sacrifici per stare vicino ad una squadra che in fondo non lo meritava. Ma i giocatori vanno, la maglia resta e i tifosi, quelli veri, quelli che sono nella foto di apertura immortaliati a Caserta, continueranno a tifare per il bianco e il blu, per Brindisi, per la nostra storia.

“Tutto passa dal main sponsor con il quale abbiamo un solido legame ormai da quasi dieci anni – prosegue l’ex presidente della Lega Basket -. Quello che abbiamo avuto noi, lo ha avuto anche Enel con grande visibilità, non legata alla necessità di una sponsorizzazione forzata a causa della presenza della centrale a carbone a Brindisi sud. Questo sarebbe un ricatto territoriale, mentre noi guardiamo allo sviluppo di un progetto comune e che vorremmo proseguire per almeno un altro biennio. Non penso a piani B, ma ho in testa soltanto il piano principale. E’ chiaro che, se entro questi tempi di cui detto poc’anzi, non avremo risposte, saremo costretti a guardare da un’altra parte”. Aspettiamo e speriamo, che sia il piano A o quello B a cui necessariamente una società attrezzata come ormai è la New Basket da anni deve comunque pensare nel caso Enel non voglia rinnovare. Lo fanno tutti, ovvero pensare ad un’alternativa e trovarla percorrendo tutte le strade possibili. Per il bene di tutti e per la sopravvivenza di un progetto che non può e non deve morire a Brindisi.


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1 COMMENTO

  1. I signori del Basket brindisino del 3° millennio, non scordino che si gioca ancora nel palazzetto costruito pietra su pietra con la volantà, la dedizione e i soldi di Mario. E sono passati circa 40 anni!

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