Dell’Agnello ed i 5 nani: così è dura salvarsi, serve una scossa…

BRINDISI – Inizia a diventare complesso commentare le partite di questa Happy Casa senza urtare la suscettibilità di nessuno. La realtà, però, parla di una squadra che ieri, al cospetto di una Pesaro in crisi di risultati ed in difficoltà di organico (solo 6 i giocatori biancorossi che hanno giocato più di 10 minuti), ha perso malamente, peggio di quanto dica il risultato finale. Il 93 a 59 di valutazione vale più di mille parole, così come valgono inequivocabilmente gli 80 punti subiti contro una squadra che non è classificata “tra le prime 5 del campionato”.

Questa Brindisi è stata costruita male e gioca peggio: basti sottolineare che gli ultimi cruciali minuti di gioco sono stati affrontati con una grottesca coppia di lunghi composta da due guardie come Cardillo e Tepic. Nel frattempo, Donzelli sedeva comodamente in panchina gravato di 4 falli: la speranza è che il giocatore non fosse in condizione di rientrare in campo oppure che Donzelli, a differenza di quanto riporti lo scout, abbia invece commesso 5 falli, perché altrimenti la scelta del coach risulterebbe oltremodo incomprensibile.

Non hanno sortito grandi effetti neppure la zone press e la zona nelle quali si è rifugiato Dell’Agnello per mascherare la pochezza tecnica della squadra che ha a disposizione: anzi, proprio queste due varianti tattiche hanno aperto autostrade per l’attacco pesarese, e non è la prima volta che la zona brindisina facilita la vita agli avversari (la gara contro Brescia docet). Ma questo è un dazio da mettere in conto, perché la coperta, se gli interpreti sono quelli che sono, rimarrà sempre corta, qualsiasi sia la difesa schierata.

Se alla settima giornata la squadra si esprime ancora in maniera discontinua, a tratti imbarazzante, le responsabilità devono essere ricondotte anche alla guida tecnica, ma non solo a questa, perché Dell’Agnello si ritrova ad allenare un roster composto da giocatori logori fisicamente o mentalmente, da altri che devono ancora comprendere come si gioca nel basket europeo e da altri ancora con limiti tecnici o di esperienza. E soprattutto si trova ad allenare un roster con pochissimi picchi di talento offensivo, con modesto atletismo e con un’attitudine difensiva impercettibile.

Fatto salvo per il colpo Lalanne, che ieri ha comunque decretato la sconfitta della squadra con i suoi due falli in attacco consecutivi, per il resto quasi tutte le scelte di mercato appaiono discutibili. Prima fra tutte, quella di Randle, un giocatore la cui condizione fisica deficitaria la conoscevano proprio tutti, tant’è che il giocatore è rimasto fermo per tanti mesi, prima che nel febbraio scorso Pianigiani lo chiamasse alla sua corte, dove ha giocato una sola partita per via del grave infortunio occorsogli agli adduttori. E proprio quegli adduttori continuano a fare i capricci, tanto da consigliare al giocatore, ormai esausto per la serie infinita di infortuni che hanno costellato la sua carriera, di lasciare Brindisi.

Davvero un bel danno per la società, la quale, alle prese con ristrettezze economiche, dovrà adesso sorbirsi per l’intero campionato un giocatore come Oleka, al momento inadatto per questo campionato e probabilmente anche per quello del piano inferiore.

E che dire poi di Barber, un giocatore in rottura totale con tutti che rischia di minare ulteriormente la già esigua serenità all’interno dello spogliatoio biancazzurro. O che dire di Tepic, che continua a collezionare prestazioni da film horror o peggio ancora da ex giocatore di basket.

Insomma, la situazione è davvero allarmante, ed i cambi da effettuare sarebbero davvero tanti, troppi per le casse della società. L’ambiente, di certo, ha bisogno di una scossa: sta alla società comprendere da quale mossa possa arrivare. A meno che non si voglia sperare e speculare sulle diffcoltà societarie di Cantù per raggiungere una salvezza che altrimenti si preannuncia in grande salita.

Andrea Pezzuto
Redazione

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