Immagini di Mario Capriotti. Testo di Antonio Di Giacomo. A Campotosto fra il 18 e il 20 agosto 2017

Messo in ginocchio dal terremoto del 18 gennaio 2017, il paese di Campotosto a una manciata di chilometri da Amatrice è stato letteralmente piegato in due dal combinato disposto fra il sisma e la neve. Già la neve: è sempre il 18 gennaio che una enorme valanga farà a pezzi l’hotel Rigopiano, uccidendo 29 persone e ferendone 11. Una tragedia che, inevitabilmente, catalizzerà l’attenzione mediatica e del paese stesso.

A Campotosto, invece, il terremoto non ha ucciso nessuno eppure il paese se non morto è agonizzante e faticosamente la comunità rivendica il proprio diritto alla ricostruzione. «Dopo il terremoto del 24 agosto dello scorso anno – ha raccontato il sindaco Luigi Cannavicci – sono andati via in tantissimi per la paura, soprattutto gli anziani che nelle seconde case venivano a riposare da aprile a novembre. Ma il vero terremoto, per noi, è stato quello del 18 gennaio scorso, accompagnato da una violenta nevicata e una valanga, quando oltre alla paura c’è stata morte e distruzione. Dei 3mila abitanti tra residenti e non residenti in estate, oggi a Campotosto e frazioni ce ne saranno trecento».

Parole che il primo cittadino pronuncia ad agosto 2017, quando da pochi giorni nella piazza del paese, ancora stracolma di macerie e sormontata dalla torre campanaria della chiesa che non c’è più, sono comparsi alcuni container che ospitano le poche attività commerciali superstiti. Va peggio, se possibile, nelle due frazioni tra Mascioni che pare desertificata come una città fantasma e soprattutto Poggio Cancelli, dove il sisma sembra aver prodotto una evidenza maggiore nelle devastazioni. Come nel centro storico di Campotosto, d’altra parte, già colpito peraltro dal sisma aquilano del 6 aprile 2009.

“Abbiamo ancora le macerie del 2009, sulle quali è cresciuta la vegetazione” rivela il sindaco. Dev’essere anche per questo che qualcuno sul muro di un palazzo schiacciato dalle macerie, ha posto una scritta con la vernice spray che parla da sé: “Grazie del niente”.

L’autore. Mario Capriotti è nato a Brindisi nel 1974. Inizialmente influenzato  dalle esperienze  e dall’osservazione fotografica formale, oggettiva e seriale  dei coniugi Bern & Hilla Becher e dallo stile documentario  degli autori dell’America  della prima metà del ’900, sviluppa  successivamente una modalità di indagine e di osservazione  del territorio contaminata dalle esperienze degli autori italiani contemporanei  in particolare dall’esperienza di autori e artisti  come Luigi Ghirri, Carlo Garzia, Guido Guidi, Giovanni Chiaramonte. Ha organizzato e partecipato a  diversi workshops fotografici e seminari con  professionisti, artisti e autori di fama internazionale e nazionale: Pio Tarantini, Maurizio Galimberti, Alessandro Cirillo, Andrea Botto,  Sara Munari, Sandro Iovine, Fulvio Bortolozzo, Carlo Garzia, Cosmo Laera, Attilio Lauria, Marco Falcone, Alessia Rollo e Silvia Camporesi. Elena Givone, Massimo Siragusa. Autore del libro fotografico “A Brindisi | Mario Capriotti” edito nel 2016 in collaborazione con il photo-editor Alessandro Cirillo e patrocinato dall’Anisa (Associazione Nazionale Insegnati di Storia dell’arte) ed esposto  al festival internazionale  di fotografia Athens Photo Festival edizione 2017 nella sezione PhotoBooks. Parte del suo progetto “42.334 Nord , 13.334 Est” è stato esposto nella sezione Circuito OFF|PortfolioOnline al Festival Fotografia Europea di Reggio Emilia nell’edizione 2017.

(http://www.lostatodellecose.com)

LASCIA UN COMMENTO